7.5
- Band: ACHERONTAS
- Durata: 00:46:15
- Disponibile dal: 30/04/2025
- Etichetta:
- Zazen Sounds
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Tra le realtà più costanti dello scenario black metal europeo degli ultimi vent’anni, gli Αχέροντας (o Acherontas, citando il moniker in uso fino a qualche tempo fa) proseguono il loro percorso di ricerca sonora ed esoterica con un disco, “Νekyia – The Necromantic Patterns”, che ne ribadisce la capacità di muoversi con estrema disinvoltura fra i saliscendi umorali di una proposta tanto materica quanto incorporea; un flusso che – nonostante la fascinazione per la dark ambient del cantante/chitarrista Nikolaos Panagopoulos sia stata totalmente convogliata nel progetto Shibalba – continua a percorrere avanti e indietro quel ponte invisibile che unisce il corpo alla mente, instillando in ogni nuova opera un forte e puntuale senso di ritualità.
E se è vero che, al traguardo del decimo appuntamento in studio (senza contare i vari split, EP e album collaborativi), l’approccio alla composizione del musicista greco può ormai dirsi ampiamente codificato e povero di sorprese in senso stretto, è altrettanto palese che il frutto dei suoi sforzi – pur senza replicare gli exploit della vecchia trilogia “Formulas of Reptilian Unification” – non sembra intenzionato a scendere da un piedistallo qualitativo decorosissimo, per un’esperienza d’ascolto al solito profonda, ispirata e avvolgente.
Registrato nei Pentagram Studio di Atene sotto la supervisione di George Emmanuel (Lucifer’s Child, Rotting Christ, Septicflesh), l’album vede quindi il Nostro circondarsi di ospiti e forze fresche per attribuire all’insieme sopradescritto un taglio sensibilmente più violento e ambiguo del solito, con termini di paragone familiari (Nightbringer, primi Watain, ecc.) a fare capolino da un suono che, comunque sia, non fatica a mantenere intatte la propria fisionomia e la propria personalità.
Si procede come di consueto per strappi, fra momenti di accumulo della tensione e altri di rilascio, secondo una gestualità attenta che porta la tracklist e non eccedere né nell’uno, né nell’altro senso: quando la musica sale di intensità, l’effetto mattone di certe realtà ‘occult’ black metal contemporanee viene fortunatamente aggirato, con riff e dinamiche che, coerentemente al background vecchia scuola della formazione greca, restano tali; quando i Nostri puntano sull’atmosfera, invece, non lo fanno cercando di disorientare a tutti i costi l’ascoltatore, prendendolo per sfinimento a colpi di parentesi ripetitive e sfibranti, ma dosando sapientemente echi, melodie e stratificazioni per un risultato finale a cui l’attributo di ‘immersivo’ si adatta in modo spontaneo, fra arie mistiche e morbidi panneggi di estrazione heavy metal.
Brani complessi, eppure mai inutilmente pretenziosi o contorti, che se è vero che richiedono un ovvio sforzo per essere assimilati, col tempo, sanno sempre come ripagare l’impegno e svelare diversi passaggi e dettagli sopra la media.
Del resto, basterebbe un episodio come la semi-strumentale “Truth Is a Pathless Land” per capire che, anche questa volta, il rituale degli Αχέροντας può dirsi di quelli riusciti e appaganti.