6.0
- Band: 16
- Durata: 00:40:01
- Disponibile dal: 24/04/2012
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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Tra i prime mover dello sludge non si citano spesso i 16, vuoi per la provenienza lontana dall’immaginario southern – Los Angeles – vuoi perché in effetti non hanno mai prodotto dei capolavori nella loro comunque più che dignitosa carriera. Non fa eccezione nemmeno questo nuovo “Deep Cuts From Dark Clouds”, discreto platter di sludge metal piuttosto pesante, ma anche molto monodirezionale. Anche quest’ultimo lavoro di Bobby Ferry e compagnia infatti contiene tutto quello che serve per fare delle buone canzoni di genere, ma manca completamente di quel quid che ti fa saltare dalla sedia, di soluzioni intriganti che riescano a diversificare il songwriting e di un approccio più stratificato alla proposta che non si limiti a generare impatto ma si dedichi anche a creare atmosfere malsane e paludose. Tutto questo ai 16 è quasi sempre mancato, castrando di fatto molte delle loro produzioni. Peccato, perché i Nostri dimostrano di conoscere bene la materia; alcune divagazioni ritmiche vicine all’hardcore sono utili a recuperare le radici dalle quali lo sludge ha preso vita (“Beyond Fixable”, uno dei brani migliori del lotto), il continuo strizzare l’occhio ad un riffing settantiano ci mostra l’affinità con lo stoner della vicina Death Valley, mentre la voce abrasiva di Cris Jerue rimanda ad un ambito estremo al quale i ragazzi sono evidentemente legati. Peccato invece per l’insistenza quasi maniacale sul mid tempo tritaossa, utilizzato anche quando evidentemente le chitarre chiamavano a gran voce ritmiche più efficaci e veloci; a questo proposito citiamo la sola “Opium Hook” come traccia in controtendenza, dato che al proprio interno c’è una decisa accelerata che fa guadagnare punti all’insieme. Ripetiamo, “Deep Cuts From Dark Clouds” è formalmente un lavoro perfetto, che mieterà più di una vittima tra gli amanti dello sludge, non fosse altro che per il nome della label stampigliato in copertina; peccato però che ad un ascoltatore smaliziato non possa sfuggire il senso di già sentito che – unito ad un songwriting troppo semplicistico – porta a generare un senso di noia già dopo pochissimi ascolti, la qual cosa farà si che anche questa nuova fatica dei 16 sia destinata a prendere polvere sugli scaffali.