7.0
- Band: 3 INCHES OF BLOOD
- Durata: 00:52:26
- Disponibile dal: /06/2007
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
Lineup completamente stravolta per i 3 Inches Of Blood, ma stessi intenti di due anni fa, ovvero rendere omaggio ai colossi dell’heavy metal degli anni Ottanta. Cam Pipes e Jamie Hooper, i due cantanti, sono gli unici sopravvissuti della formazione che incise “Advance And Vanquish”, ma essendo le menti principali dietro al progetto, è stato facile per loro riprendere il discorso da dove era stato interrotto e regalarci un album, “Fire Up The Blades”, che si rivela in tutto e per tutto come il naturale successore del precedente. Il desiderio di comporre musica profondamente radicata nella tradizione degli eighties non è quindi venuto meno: “Fire Up The Blades” è un lavoro che si nutre delle medesime influenze di “Advance…” – Judas Priest, Iron Maiden, Running Wild, Mercyful Fate, Exciter – e che vive di brani in cui ancora una volta convivono melodiche cavalcate classic metal e parentesi più groovy e aggressive, spesso dal taglio thrasheggiante. Rispetto al disco precedente, c’è forse un poco più spazio per queste ultime, tanto che le atmosfere risultano nel complesso più oscure e le melodie lievemente meno trionfanti, ma gli appassionati delle trame alla Running Wild e vecchi Judas Priest possono comunque stare tranquilli: il sound nel complesso è ancora molto vivace e melodico e non concede mai troppo spazio alla sola violenza. La tracklist vive i suoi momenti migliori soprattutto in apertura con brani ottimamente strutturati come “Night Marauders” e “The Goatriders Horde”, ma anche “God of the Cold White Silence” e l’aggressiva “Demon’s Blade” non fanno prigionieri. In un un paio di altri episodi nella parte centrale, c’è invece da sottolineare come i nostri si ripetano un po’ troppo, finendo per dar vita a tracce anonime e poco memorizzabili. Ma, del resto, quando si vuole ad ogni costo rimanere ancorati ad un determinato stile, é facile che sorgano tali inconvenienti. Nel complesso, “Fire Up The Blades” si rivela comunque un lavoro molto gradevole, sì fedele ad un sound datato, ma non per questo noioso o eccessivamente scontato. Tanti gruppi europei hanno avuto successo senza allontanarsi minimamente dal seminato, quindi, a maggior ragione, non vediamo perchè a questi scalmanati canadesi non debba toccare la stessa sorte.