7.5
- Band: 3TEETH
- Durata: 00:49:29
- Disponibile dal:
- Etichetta:
- Artoffact Records
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Di rado oggi giorno capita di imbattersi in band EBM o electro-industrial capaci di catalizzare l’attenzione e rapire i sensi come accadde negli anni Ottanta o inizio anni Novanta, quando imperversavano fenomeni come Skinny Puppy, Frontline Assembly, Ministry, KMFDM, eccetera. Erano anni in cui la musica dance era in salita verticale e vomitava fuori in continuazione deformazioni di sè stessa per mano di outsider, tossici e rinnegati del genere, che via via si perdevano per strada andando ad abbracciare lidi molto più estremi e aliena(n)ti, più affini al metal o al punk. Oggi lo scenario è drasticamente cambiato e a parte qualche raro esempio – vedasi i fenomeni Youth Code o Aimon – di quella tenacia artistica e visione rimane ben poco, e permangono gli Skinny Puppy e Frontline Assembly come unici leader del branco, soli da anni e senza eredi al trono. Talvolta però anche nel presente capita di imbattersi in quale nuovo sprazzo di luce nel genere, vedasi per esempio questo nuovo fenomeno chiamato 3Teeth. In effetti, ascoltando il loro debut album omonimo ci si rende immediatamente conto di essere al cospetto di qualcosa di qualitativamente molto elevato. La prima impressione è quella di essere preda di una sorta di retrogressione nel tempo difficile da spiegare. Ci si sente catapultati indietro nei decenni, scaraventati a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando la club scene mondiale si mischiò con il boom dell’eroina, con il punk, con certe sottoculture distopiche e cyber-punk a creazione dell’EBM dell’electroindustrial. Ci ritroviamo nel gelido abbraccio del capolavoro “VIVIsectVI” e della sua fredda, incolore e inanimata magnificenza fatta di beats spacca-collo, voci demoniache super effettate, sporadiche chitarre iper distorte e composizioni cibernetiche annichilenti ideate per dipingere il più anti-umano e invertito ordine mondiale, fatto del totale fallimento delle carni umane e del totale trionfo della “sorveglianza” – ovvero delle macchine da noi stesse ideate per renderci la vita più facile ma che poi si sono rivelate essere tutt’altro…. In questo senso di fronte ai 3Teeth va tolto il capello: la band di Los Angeles non solo si presenta come promotrice di un revivalismo tanto esaltante quanto necessario (è un vero peccato che il genere sia sprofondato in una impopolarità tale oggi giorno dopo essere stato per anni un bastione irrinunciabile di innovazione e esaltazione cross-genere), e autrice di un disco splendido che colora l’underground di un grigio satinato incolore e sterile – una vera mosca bianca lontana da ogni trend che si è imposta con gran gusto e intraprendenza in una scena heavy indipendente dominata da chitarre onnipresenti e dal culto dell’amplificatore per chitarra come unica possibile voce del “metal”. Dalle stordenti e massacranti ritmiche di “Dust” e “Consent” alle struggenti litanie depressive e post-umane di “Unveiled”, tutto di questo dico è un salto nel tempo che non ha eguali e che non potrebbe essere attualizzato da nessun’altra band se non tramite la caratura, il carattere, il gusto e le capacità di una band esemplare come i 3Teeth, i quali sono stati capaci di rendere incredibilmente fresco ed attuale un genere sempre stato vittima del proprio ermetismo e della propria ambiguità – troppo elettronico per i metallari e troppo heavy per i raver. Tutti gli outsider intrappolati in questa “terra di mezzo” della musica dance ed heavy, i fan di Skinny Puppy, Combichrist, Frontline Assembly, Ministry, Suicide Commando eccetera, avranno – forse – trovato i nuovi eredi al trono dell’EBM? Sorvegliati speciali.