7.0
- Band: 7TH NEMESIS / PUNISHMENT
- Durata: 00:43:25
- Disponibile dal: //2003
- Etichetta:
- Skull Fucked Prod.
Dalla Francia, precisamente dal roster della Skull Fucked Production – giovane label dedita al fiero sostegno dell’underground death e brutal – ci arriva, gradita sorpresa, “Chronicles Of A Sickness”, uno split cd comprendente le prove di 7th Nemesis e Punishment. Di questi tempi, quando i più si consacrano allo sciacallaggio incolore, fa piacere trovare lavori suonati con passione, che fanno ben sperare in un panorama di qualità per i giovani dell’estremo. Professionale l’artwork, fatto di marrone putrido, di figure grottesche e di sfiguramenti al vetriolo: minimale e diretto. I francesi 7th Nemesis sono al loro esordio, se si eccettua il promo datato 2002, che è valso loro il contratto discografico con la label connazionale. Quattro brani di media lunghezza sono il lasciapassare del combo verso una possibile notorietà (meritata, aggiungo) al pubblico affamato di estremo. Tra le loro fila militano anche Alex e Xavier degli Inward Mind, mentre l’ottimo Sargon ha purtroppo lasciato il progetto. I 7th Nemesis sono ora alla ricerca di un nuovo singer all’altezza, dato che ci sarebbe tutta l’intenzione di pubblicare quest’anno il debut album. Staremo a vedere, ma intanto parliamo delle tracce presenti sullo split e dello stile di questa band. Quattro brani già bastano a connotare molto positivamente il giudizio sulla musica targata 7th Nemesis, un death metal tecnico, capace di variazioni davvero buone e non alieno da suggestioni emotive tanto inaspettate quanto riuscite. Non parlo però del dualismo di inserti più melodici in contrasto con parti propriamente violente; parlo di una emozione di fondo, presente sempre, che rende il death dei cinque francesi un assalto impietoso, ma dall’anima ben viva. La band è certamente debitrice del talento Schuldineriano, il quale sapeva, come nessun altro, varcare agevolmente le soglie tra estremismo musicale e sconcertante comunicazione emozionale, ottenendo un risultato ricchissimo. Il gruppo ha al suo interno membri preparati, propensi a individualizzare il proprio sound attraverso soluzioni tecnicamente valide e mai pretenziosamente fuori luogo. I bei suoni sottolineano la prova delle chitarre: massicce, incisive, risuonanti furore morbidangeliano, capaci di costruire controllo ed esplosioni sulla violenza del riffing. Buona la batteria, dinamica e mitragliante quando occorre, così come il basso, complice sobriamente perfetto. Scorrono in questo modo le prime tre song, popolate degli scream e dei growl di un Sargon in spolvero. Poi, a sorpresa, l’incipit di “Blood Drops In Heaven” ci svela un’altra sfaccettatura del talento compositivo dei 7th Nemesis, la loro passione per l’ibrido metal estremo-psichedelia settantiana. Questo brano anomalo si rivela veramente suggestivo: un coro si spegne sulle note pregnanti e solitarie di una chitarra ispirata, che ci trascina tra sussurri dolenti, mantenendo dilatato nell’aria ogni singolo suono. Parte un attacco prog riuscitissimo, che man mano assume l’incedere di un incubo. Il controllo diventa furia, l’ossessione muta in distruzione e l’ascoltatore è lì, senza aver avuto tregua, a chiedersi come si è perso così…in se stesso, forse. Bravi… adesso aspettiamo il full-length di conferma. I compagni di etichetta che dividono con i 7th Nemesis lo spazio dello split sono gli austriaci Punishment, sicuramente conosciuti dai frequentatori del Brutal Assault e dei vari festival estivi consacrati al brutal e al death metal che proliferano nella gloriosa roccaforte est europea. Forti di una discreta esperienza live, i Punishment sono una formazione giovane, che ha conosciuto diversi avvicendamenti di line-up fino ad oggi, annoverando anche ex-membri dei Deception. Come i compagni francesi, anche la band austriaca è al debutto su label, dopo un promo autoprodotto. La loro musica è più scolasticamente ancorata agli stilemi del death con venature brutal, ma non per questo risulta noiosa. I sei pezzi presentati sono suonati come si deve, bilanciati a dovere: da una parte il grezzume diretto affidato alla dominante delle vocals e alle ritmiche ossessivamente cavernose delle chitarre; dall’altro lato l’aggressività sulfurea del death di scuola americana. Una certa linearità nei cambi si presta a risultare alla lunga un po’ ripetitiva, e certamente si percepisce il bisogno della band di maturare un po’. Buoni spunti sono tuttavia ravvisabili, ad esempio nei contrasti di “The Enemies Behind”, nella chiusa eroica di “Graveyard Earth”, nelle inflessioni virate al grind di alcuni tempi, nell’alone sinistro di “The Die Is Cast”, capace di mutare in un riffing articolato e bastardo. Non immune da una sguaiatezza un po’ fuori luogo risulta la conclusiva “Come With Me”, ma va bene lo stesso. Quello che è chiaro, e che fa piacere, è che si sente la volontà di dare molto, qualità che certamente spingerà i Punishment a migliorare in futuro. Diciamo che il giudizio è una media fra i risultati delle singole band, 7th Nemesis un po’ sopra il sette e Punishment un po’ al di sotto dello stesso voto.