6.0
- Band: A.C.T
- Durata: 01:04:15
- Disponibile dal: 09/10/2006
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
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Sono passati tre anni dall’ultimo strepitoso “Last Epic”, e noi fan degli svedesi A.C.T cominciavamo a perdere le speranze. L’anno scorso le cose hanno ricominciato a muoversi, catalizzate dal passaggio al roster della InsideOut, etichetta di punta del variegato panorama prog. Ed ecco che arriva “Silence”, la quarta fatica dei cinque fenomeni svedesi, da sempre promotori di un sound quanto mai personale, immediatamente riconoscibile ed esteso a centinaia di sfaccettature diverse, dai Queen agli Abba, dai Saga ai Supertramp, passando per Valensia e Dream Theater. Questo è solo un esempio sommario di quello che i nostri sanno creare, un genere confusamente definito dalla band stessa come “Melodic/Prog/Rock/Pomp/Pop”. Chi scrive ha iniziato l’ascolto del dischetto con una certa gioia, visto il valore dei tre album precedenti. Dopo il primo ascolto completo dell’ora abbondante di musica, la caratteristica che più ci è saltata all’orecchio è la netta virata verso sonorità e strutture meno prog e più rock, a dispetto delle aspettative di chi aveva ben visto il passaggio ad InsideOut Records. Manca il pezzo miracoloso, come poteva essere una “Mr. Landlord” o una “Take It Easy” a caso. I nostri indugiano eccessivamente su melodie malinconiche (“Truth is Pain”, “Out Of Ideas”), e perdono di vista i passaggi ariosi e ritmati che avevano sin dall’inizio caratterizzato positivamente il sound A.C.T. A tenere in piedi la baracca ci pensano l’onnipresente tastierista Jerry Sahlin ed il cantante Herman Saming, i veri fautori del trademark, coadiuvati dal chitarrismo ispirato e nervoso di Ola Andersson e dal drumming energico e fantasioso del buon Thomas Lejon. Un lavoro da gustare nella sua interezza, quindi, che a parte i pezzi da novanta come “Puppeteers”, “The Voice Within” (il ritornello è un chiaro plagio di “Life on Mars” di David Bowie) e “A Wound That Won’t Heal” (parte della suite “Consequences”) non aggiunge nulla di eclatante alla discografia della band. Insomma, “Last Epic”, “Imaginary Friends” e “Today’s Report” erano tutta un’altra aria, e se vi volete avvicinare agli A.C.T. fateli pure vostri nell’ordine d’importanza con cui li abbiamo elencati. Se li avete già consumati, be’, un ascolto allora a questo “Silence” potete darlo…