6.5
- Band: A DAY TO REMEMBER
- Durata: 00:40:15
- Disponibile dal: 02/02/2009
- Etichetta:
- Victory Records
- Distributore: Venus
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Pugno di ferro in guantone da baseball. Potremmo così riassumere la proposta degli A Day To Remember, ennesima new sensation di casa Victory assurta un paio di anni fa agli onori delle cronache, grazie al precedente “For Those Who Have Heart”, come portavoce del cosiddetto mosh-pop, ovvero quella branchia del metalcore in cui trovano posto, oltre ai canonici stacchi mosh, ritornelli ed arpeggi mutuati dal pop-punk più adolescenziale. Detta così potrebbe sembrare una contraddizione in termini, ma dobbiamo ammettere che, a patto ovviamente di essere ben disposti nei confronti dei due generi sopra citati, il risultato finale era tutto sommato piacevole, in virtù di una, se pur lieve, variazione sull’abusato tema breakdown/clean vocals. Attendevamo dunque con una certa curiosità questo “Homesick”, terzo album per il quintetto floridiano e secondo su Victory, e invece, come spesso accade, le nostre aspettative sono rimaste, se pur parzialmente, disattese. Se infatti la formula compositiva è rimasta grosso modo invariata, è al tempo stesso innegabile – lo si poteva intuire già dalla fumettistica cover – come le sonorità di stampo prettamente pop-punk abbiano preso stavolta il sopravvento, al punto che, ascoltando l’opener “The Downfall Of Us All”, sembra quasi di trovarsi di fronte ad una versione leggermente più tirata dei vari New Found Glory, Fall Out Boy e Bowling For Soup. Sulla stessa lunghezza d’onda (radiofonica) – leggasi: college punk anthem impreziositi da gang vocals di stampo hc – si muovono anche il primo singolo “NJ Legion Iced Tea”, “Have Faith In Me”, “Another Song About the Weekend” e la title-track, mentre scorie del passato recente della band emergono all’altezza di episodi quali “Mr. Highway’s Thinking About the End”, “Welcome to the Family”, “Holdin’ it Down for the Underground” e “You Already Know What You Are”. Menzione a parte infine per “I’m Made of Wax, Larry, What are You Made of?” e “If It Means a Lot to You”: la prima, decisamente la migliore del lotto, è la canzone che gli Atreyu di “Lead Sails And A Paper Anchor” non sono stati capaci di scrivere, mentre la seconda è la classica ballad che nulla aggiunge e nulla toglie – se non forse a livello di lyrics: il gang chorus intento ad intonare un ‘La La La’ pregno di significato da adito a pochi dubbi in questo senso – ad un disco sicuramente meno spontaneo del suo predecessore ma, forse proprio per questo, destinato a proiettare ancora più ai vertici il nome degli ADTR. Fondamentale da questo punto di vista anche l’apporto in cabina di regia di Chad Gilbert (chitarrista dei già citati New Found Glory, ma attivo in passato nelle fila dei seminali Shai Hulud e dietro al mixer per gli H2O) e Adam Dutkiewicz, la cui contemporanea presenza, oltra a garantire una produzione da urlo, fornisce, caso mai ce ne fosse bisogno, un’ulteriore riprova sulla duplice natura di questo “Homesick”. Il futuro del metalcore non passa certo da qui – non più, almeno – ed un giorno passato ad ascoltare questo album difficilmente sarà un giorno da ricordare, ma, per tutti coloro in grado di sopportare se non apprezzare le band sopra citate, non sarà probabilmente nemmeno un giorno sprecato.