A FOREST MIGHTY BLACK – The Hedonist

Pubblicato il 10/09/2024 da
voto
7.0

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Siamo sul finire del 1993: Layne Staley non è ancora diventato un hikikomori eroinomane, molti pensano che la sofferenza di cui sono intrise le chitarre di “In Utero” sia solo una posa e gli Stone Temple Pilots sono sì bravi, ma un filo troppo commerciali per chi ha comprato “Touch Me I’m Sick” dei Mudhoney appena uscito.
A Vicenza, in un garage adattato a sala prove, gli A Forest Mighty Black stanno registrando il loro secondo album, “The Hedonist”, dopo un esordio “Chemical/Physical” promettente ma dal suono ancora grezzo. La cassetta viene persa; trent’anni dopo il presidente della Go Down Records acquista la sala studio per riadattarla a garage (il vero simbolo di ricchezza, negli anni ’20), ritrova il nastro, lo ascolta e decide di pubblicarlo.
E’ andata così, anzi, deve essere andata così, perché in caso contrario ci troveremmo di fronte ad un clamoroso falso storico, che contiene un pugno di (ottime) canzoni costruite impastando con sapienza hard, blues e alternative rock (il grunge al momento della sua massima espansione commerciale, insomma), come se non fosse stato pubblicato nulla diverso nei trent’anni anni successivi, e che di quel periodo rievoca sia il suono, ruvido e curato al medesimo tempo, che le piccole imperfezioni o il dilungarsi eccessivo nell’esecuzione – quei particolari che a quattordici anni (come li aveva nel 1993 chi sta scrivendo) nemmeno si notano.
Delimitato alle sue estremità da due pezzi che già da soli rappresentano l’intera opera, “Animal And Warrior” (un omaggio agli Screaming Trees di “Sweet Oblivion”) e “Grave Digger”, poggiata sui riff di chi ha appena acquistato “Blues For The Red Sun” e ne è rimasto folgorato, “The Hedonist” si muove a proprio agio tra i modelli dell’epoca e riesce spesso a creare nell’ascoltatore un cortocircuito di ricordi personali e musicali: “Birdman”, il primo singolo e la più morbida e sinuosa “Ocean Beats” potrebbero essere outtakes di “Superunknown” dei Soundgarden, “The Gambler” segue la scrittura intrisa di folk e blues elettrificato del primo Mark Lanegan, mentre “Mental Maze” si addentra nello stoner a cui i Kyuss stavano dando vita in quegli anni.
In un contesto già piacevole, spicca, tra i pezzi del vinile (l’album è disponibile solo in download e tentatrè giri) il caldo e avvolgente intreccio di chitarre di cui si fregia “The Night The Stars Went Off”, un pezzo che ricorda i Pearl Jam di “Ten”, nei momenti in cui toccava a Jeff Ament guidare la band.
Non c’è molto da aggiungere, se non che il secondo album degli A Forest Mighty Black è il lavoro di cinque musicisti capaci ed affiatati, che si muovono dentro uno stile musicale ben definito, costruendo pezzi solidi e trascinanti. Certo, il disco non offre alcuna novità sostanziale, ma le sue canzoni hanno quello che a reunion ed edizioni deluxe manca: l’età giusta.

TRACKLIST

  1. Animals & Warriors
  2. Birdman
  3. Mental Maze
  4. Ocean Beats
  5. The Gambler
  6. Mantra Chant
  7. The Night The Stars Went Off
  8. Grave Digger
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