7.5
- Band: À RÉPIT , SKUGGOR
- Durata: 00:44:56
- Disponibile dal: 15/11/2024
- Etichetta:
- Naturmacht Productions
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L’influenza che il contesto territoriale e naturalistico ha da sempre esercitato sull’immaginario e sull’operato degli artisti dediti al black metal è cosa nota fin dagli albori del genere. Consolidatosi in particolar modo con l’avvento delle band scandinave della cosiddetta ‘seconda ondata’ e da lì sviluppatosi fino a ritagliarsi un proprio sottogenere all’interno del ‘mare mostrum’ dell’atmospheric black metal, il connubio fra natura e metallo nero trova una nuova celebrazione in questo “Requiems To The Moon”, split uscito su etichetta Natumacht Productions, che vede coinvolti i nostrani À Répit e la one-man band svedese Skuggor.
Le due realtà si dividono equamente lo spazio a disposizione presentando tre brani a testa, con gli Skuggor che si riservano l’onore e l’onere di aprire le danze con la quantomai cupa “As Mist Seeps In”, mettendo subito sul piatto le proprie caratteristiche peculiari, cioè riffing denso e gelido innervato da oculati quanto avvolgenti arrangiamenti di tastiera, il tutto adagiato su tempi lenti e dilatati, in puro stile ‘atmospheric’.
Il buon M, mastermind del progetto (e attivo in un’altra miriade di band, fra le quali Forlorn Citadel e Autumn’s Dawn), sa bene come evocare il freddo dei tenebrosi paesaggi notturni della sua terra, confermando anche con le successive “Moonlight Gazing” e “Bleak I” quanto di buono già fatto sentire nei due full-length ad oggi pubblicati a nome Skuggor, grazie a uno stile che sa essere allo stesso tempo scarno negli ingredienti di base e ricco nel risultato finale, con brani sapientemente studiati e capaci di coinvolgere fin da subito l’ascoltatore nelle atmosfere da essi evocate. Echi di Burzum e Evilfeast si possono senza dubbio cogliere nelle trame, ma gli Skuggor sanno metterci decisamente del loro.
Meno immediati e maggiormente votati alla sperimentazione – pur senza rinunciare minimamente ad abbracciare, all’occorrenza, le coordinate stilistiche tipiche del genere di appartenenza – risultano essere i tre brani proposti dagli À Répit, e ciò non sorprende: fin dalla pubblicazione del primo full-length, “Magna Leggenda”, avvenuta nel 2017, la creatura di Skarn e Gypaetus si è sempre distinta per la sua volontà di cercare sempre nuovi colori da aggiungere alla propria tavolozza sonora, in modo da potere rendere in modo sempre più dettagliato e vivido lo sfaccettato disegno del proprio immaginario artistico.
Questo anelito si palesa in modo particolarmente evidente nella lunga ed articolata “Venerazione”: arricchita dalla presenza degli ospiti Lunaris (ex Opera IX e Skoll) alle tastiere e D. Albireon (Albireon) alle chitarre acustiche e ai cori, la composizione si dipana dagli iniziali sentori cantautorali e neo-folk declinati in salsa ‘alpina’ (trademark immancabile degli À Répit) al successivo inspessimento del sound che, in un continuo crescendo, approda poi in territori black metal senza che, peraltro, il brano perda mai il suo afflato da ‘canto montano in versione estrema’ che ne caratterizza l’essenza; un brano decisamente osato, ma al contempo estremante riuscito ed evocativo, che insieme alla più incalzante “Passaggio” e all’epica “Forma Mentis” concretizza un trittico vincente, fotografia piuttosto esaustiva dell’attuale ‘stato dell’arte’ del progetto À Répit e dei suoi possibili sviluppi futuri.
In conclusione, quello che ci troviamo fra le mani è un ottimo split, che potrebbe incontrare i favori degli appassionati tanto dell’atmospheric black metal quanto dell’old-school black metal grazie a un approccio ruvido e glaciale da parte di entrambe le band coinvolte che nulla ha a che vedere con le derive eccessivamente ‘bucoliche’ del genere, ma che al contempo potrebbe risultare particolarmente gradito agli ascoltatori più smaliziati, costantemente alla ricerca di quel qualcosa ‘in più’ in quanto a personalità e sperimentazione che possa fare la differenza.
Gli Skuggor e gli À Répit sono riusciti, infatti, a convogliare in questo split, pur con le proprie e ben marcate peculiarità, una coerenza di fondo che rende l’esperienza di ascolto non solo appagante, ma anche molto consistente.