8.0
- Band: AARA
- Durata: 00:45:06
- Disponibile dal: 26/03/2021
- Etichetta:
- Debemur Morti
- Distributore: Audioglobe
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Gli Aara sembrano averci preso gusto. Ad appena un anno da “En Ergô Einai”, il gruppo elvetico dà infatti alle stampe questo “Triade I: Eos”, un disco un po’ più lungo del diretto predecessore, il quale si configura anche come il primo capitolo di un concept basato sul romanzo gotico “Melmoth The Wanderer” (“Melmoth l’Errante”), opera dello scrittore Charles Robert Maturin originariamente pubblicata nel 1820. La band sembra dunque ben intenzionata a sfruttare al massimo l’onda lunga dei consensi ricevuti da stampa e audience con il disco dello scorso anno, cercando qui di rifinire ulteriormente la propria formula a base di black metal dalla spiccata vena melodica e dagli eleganti influssi di musica classica. Ancora una volta, il gruppo evita di architettare orchestrazioni roboanti, prediligendo un approccio più sobrio, dove il gusto melodico mutuato dal mondo classico viene interpretato dalle chitarre, con solo qualche coro – comunque mai sopra le righe – chiamato ad ornare l’impianto allestito dalla tipica strumentazione metal. Si plana dunque nella leggerezza, in un paesaggio nostalgico pulito e misurato, in cui gli spunti dal taglio maggiormente sinfonico hanno contorni fragili per meglio adagiarsi nella forza evocativa del lavoro di chitarra. Gli intrecci di brani come “Fathum”, “Naufragus” o “Das Wunder” delineano mondi sonori ricercati e sfaccettati, dove anche gli arpeggi lasciano intravedere un piglio di autorevole profondità e intuito nel saper dare emozioni e armonia con pochi calibrati tocchi, evitando appunto quelle esagerazioni e quel sentore di kitsch che spesso avvolge le produzioni di questo filone. Rispetto a “En Ergô Einai” si nota inoltre un fervore più spiccato, forse diretta conseguenza dell’arrivo di un vero batterista in seno alla line-up, che si traduce anche in una resa sonora più calda e concreta. Il motore ritmico più sferzante, tuttavia, non sottrae atmosfera e spleen visionario agli spunti di partenza, cosa che conferma quanto gli Aara siano compositori attenti e con una precisa visione della tensione emotiva che desiderano creare, spesso in bilico tra trionfo e lamento evocativo. A conti fatti, “Triade I: Eos” mantiene i tratti distintivi di creatività e gran temperamento espressi nel disco precedente, riuscendo poi a mettere in risalto certe sfumature e i contrasti più vivaci con rinnovata naturalezza. Il risultato finale è un gran bell’album, capace di crescere ascolto dopo ascolto.