7.5
- Band: AARA
- Durata: 00:41:09
- Disponibile dal: 31/03/2023
- Etichetta:
- Debemur Morti
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Il concept sul romanzo gotico “Melmoth The Wanderer” giunge al termine con questo “Triade III: Nyx”, terzo capitolo della trilogia avviata con “Eos” e portata avanti, meno di un anno fa, con “Hemera”.
Gli Aara ormai non stupiscono proprio più per la loro produttività. Certo, calcolando anche il debut “So fallen alle Tempel” e il secondo album “En Ergô Einai”, siamo a quota cinque full-length in quattro anni, quindi si può dire che il cosiddetto effetto sorpresa sia ormai svanito anche sul fronte stilistico, visto che il gruppo svizzero continua – anche giustamente – a portare avanti il discorso che lo ha contraddistinto sin qui, con un black metal che ancora una volta sembra girare con estrema naturalezza e semplicità intorno alle melodie euforiche partorite dalla chitarra del leader Berg.
Gli Aara restano quindi fedeli alla loro personalissima linea e confermano di non volere cambiare le carte in tavola o eccedere in alcun modo: mai davvero estremi e, al contempo, mai propriamente atmosferici, i brani aderiscono al consueto equilibrio, seguendo il particolare filone coniato dalla band e continuando perciò a reggersi quasi esclusivamente sul tecnico e serratissimo lavoro del batterista J. e sulle cangianti architetture del suddetto chitarrista, le quali, davanti a una sezione ritmica tanto vigorosa, a tratti sembra si mantengano volutamente sotto traccia con le loro melodiose armonie venate di una malinconia che si dipana sottile e fragile, per poi talvolta esplodere in movimenti all’insegna di una grande euforia.
Il trio – completato dalla cantante Fluss – non si fa insomma venire alcun malessere esistenziale: la musica, di nuovo, ci introduce un gruppo impegnato a divagare e giocare con i suoni all’interno di un sound ormai ben consolidato, senza alcuna ansia di ammorbidirsi ulteriormente o, di contro, di dimostrarsi tutto a un tratto smaccatamente ‘trve’. È come se gli Aara tempo fa si siano trovati fra le mani un tesoro e da allora non abbiano fatto altro che giocare con la rielaborazione e un funambolismo sempre attentamente calibrato, evitando rischi e allo stesso tempo facendo il possibile per curare al meglio la composizione (anche se le linee vocali di Fluss a questo punto potrebbero oggettivamente sforzarsi di variare un po’ di più).
Dopo una serie di album molto fortunati, “Nyx” rinverdisce dunque la tradizione con sei nuove tracce colme di deliri sincopati e fluorescenze sgargianti che si inseriscono perfettamente nel repertorio elaborato sinora. Tra i brani da non perdere, “Emphase der Seelenpein” – dalla quale a un certo punto inaspettatamente spunta una melodia amara che non avrebbe certo sfigurato su “Sounds of Decay” dei Katatonia – e “Des Wanderers Traum”, il cui sviluppo esprime una tale intensità che le sue note sembra continuino a risuonare nell’aria come un incanto misterioso e suadente.