7.0
- Band: 8FULSTRIKE , BIOSYSTEM 55 , OVERUNIT MACHINE
- Durata: 66.00:00
- Disponibile dal: 29/01/2013
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Ozzfest, Family Values Tour, Queen Of The Damned OST…A cavallo del terzo millennio, quando pantaloni e chitarroni ribassati dettavano legge, il mercato era invaso da festival e compilation all’insegna dell’alternative/nu-metal, puntualmente finite nel cestone delle offerte nel momento in cui il prefisso (“nu”) è stato soppiantato dal suffisso (“core”). A consolare i nu-merosi nostalgici dell’over(size) e down(tune), ecco arrivare la “OnEaR Compilation Touch”, iniziativa promossa dalla Numetalzine in tiratura limitata e formata da sedici i gruppi, ciascuno con un brano a testa, provenienti da tutto lo Stivale e accomunati solo dall’appartenenza ad uno dei sottogeneri del filone nu-metal/crossover. Spulciando la tracklist in ordine di gradimento, il primo nome da segnalare è quello dei veterani romagnoli THE LAST ONE, unica formazione nata nel ventesimo secolo e autrice, con la title track “Adesso Basta”, di un riuscitissimo nu/alternative cantato in lingua madre, una sorta di ibrido tra Sugar Ray, Incubus e Negrita (!) che chiama in causa in una strofa (omaggio o ironia?) anche i Linea 77 di “Inno All’Odio”. Crossover italiano ed esperienza pluri-decennale sono gli elementi che caratterizzano anche i sardi INTRAZIONE con “Origine Virale Pt.II”, altro pezzo interessante per gli appassionati del genere, così come quello proposto dagli aretini F.A.S., la cui “1000 Motivi” si inserisce con successo nel filone del crossover più radio-friendly; altrettanto non può dirsi per “Otto Del Mattino” dei napoletani ZEROLAB STATION, novelli emuli dei Rage Against The Machine ma penalizzati da una produzione un po’ impastata e da un cantato fortemente accentato, ma anche dei RAGE OF SOUTH, la cui non eccelsa pronuncia anglofona bagna le polveri al crossover da battaglia di “Stay Down”. Cambiando completamente genere, altra realtà interessante, e già discograficamente attiva, è quella degli OVERUNIT MACHINE, band veneta dedita a sonorità di stampo industrial ma che, almeno in “Ungod”, mostra evidenti richiami agli A Perfect Circle di “Mer De Noms”, accompagnati per l’occasione da cori gregoriani: accostamento inedito, ma nel complesso un nome da tenere d’occhio. Tornando sul classico binomio potenza + ignoranza, sullo stile dei primi Drowning Pool, da segnalare l’operato dei veronesi SHELTERS OF LEECH, un po’ derivativi nelle strutture ritmiche ma comunque efficaci con la loro “K.O.”, così come la buona muscolatura musicale dei bolognesi BIOSYSTEM55, allineati fin dal monicker numerico ai cugini americani (Primer 55, Pressure 4-5, Powerman 5000…), da cui ereditano anche il gusto melodico per gli hook assasini, confezionando con “By My Side” un buon connubio violenza-melodia. Lo stesso accostamento viene proposto, in chiave diversa, dai bellunesi KRASHING BLAST, i quali provano a sovrapporre su una base ritmica molto soft – sullo stile di “The End” della Roadrunner All Star Session – un doppio cantato melodico / growl, in una sorta di versione nu-metal dei Crematory: esperimento interessante, anche se il risultato, complice una registrazione non nitidssima, appare non sempre perfettametne a fuoco, soprattutto nelle parti più “cariche”. Sperimentazione riuscita invece quella dei romani IRAWAY, in attività da solo un anno ma già molto promettenti con l’ibrido prog-crossover di “Fathers Of Liberty”, caratterizzato da arrangiamenti e partiture chitarristiche in grado di andare oltre i canonici 4 accordi ribassati, sulla falsariga dei pionieri Cheope. Tornando ai classici del genere, atmosfere mudvaynkorniane caratterizzano l’impronunciabile one-man-band di DU4N3 B4RRY, la cui “S” tradisce però fin troppe similitudini con la claustrofobia di Jonathan Davis e Chad Gray, senza possederne lo spessore né la creatività. Pollice alzato invece per i piemontesi ALCHEMIKAL e la loro “Dyfunctional”, classico pezzo nu-metal in cui strofe rappate si aprono in ritornelli ariosi, secondo uno stile già all’epoca inflazionato ma comunque sempre efficace. Luci e ombre invece per i romani DLL, la cui “Coming Back To Home”, traccia un po’ prolissa e frenata da un ritornello più fiacco, anche se a livello strumentale si intravedono delle buone potenzialità; potenzialità per ora latenti nel caso dei genovesi BIOGORA, la cui “Anything” ricalca in pieno gli Ill Nino di “Revolution, Revolucion” nella strofa, per poi sfociare in un ritornello casinaro seguito e chiudere ‘in bellezza’ con chitarre acustiche da canzone popolare. Nel gioco delle similitudini mancano ancora le figurine di Mike Patton e di nove mascherati, che puntualmente arrivano: facile infatti individuare nei Faith No More, e nella miriade di relativi epigoni, i numi tutelari dei FUNKOWL, i quali con “In Dollars We Trust” mostrano buone capacità da potenziare con una maggiore dose di personalità, mentre ai padovani 8FULSTRIKE e alla loro “War” spetta il non facile compito di bissare il successo di una certa “Wait And Bleed”, con risultati comparabili solo in termini di potenza e carica di odio, anche se c’è ancora da lavorare sia sulla personalità che sulla pulizia sonora. Insomma, anche se di compilation come quelle citate sopra al giorno d’oggi non se ne vedono più, la OnEar Compilation Touch rappresenta una bella fotografia, in formato grandangolare, del panorama nu-metallico italiano, che dimostra, oggi più che mai, di essere vivo e vegeto. Caps up!