8.0
- Band: AAVV
- Durata: 01:55:17
- Disponibile dal: 14/11/2009
- Etichetta:
- Solitude Prod.
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Quando si affronta un genere come il funeral doom è quasi inevitabile pensare ai Thergothon che, con un solo album ufficiale all’attivo, sono riusciti ad entrare nella storia, estremizzando la lezione del doom death britannico e portandola a latitudini fino ad allora inesplorate. La Solitude Prodution, per omaggiare la band finlandese, ha messo insieme una compilation eccellente, mischiando insieme nomi noti e perfetti sconosciuti, band prettamente funeral e altre completamente avulse al genere, tradizionalisti ed innovatori. La raccolta è divisa in due CD: nel primo troviamo le band più conosciute ed affini ai Thergothon, mentre nel secondo abbiamo a che fare con realtà meno note e non propriamente appartenenti all’universo funeral. Se nel complesso il primo CD è meglio riuscito, il secondo è decisamente più intrigante, dato che i brani originari vengono a volte riletti in un’ottica nuova e decisamente originale. Nove brani (praticamente l’opera omnia thergothoniana) reinterpretati da diciassette artisti con passione ed entusiasmo, per un risultato finale decisamente buono, con poche eccezioni. La migliore performance in assoluto è quella dei Colosseum, funeral band straordinaria che con la breve ed intensissima “The Unknown Kadath In The Cold Waste” da il meglio di sé, facendo trasparire ad ogni nota quella tensione lirica e quella straordinaria forza evocativa che aveva il brano originale. Eccellenti davvero! Altre grandissime interpretazioni sono quelle degli Asunder e degli Evoken, i primi alle prese con la difficile “Who Rides Astral Wings”, magistralmente dilatata, ed i secondi che si trovano perfettamente a loro agio con i toni cupi e pesanti di “Yet The Watchers Guard”. I Mournful Congregation eseguono una copia praticamente identica all’originale di “Elemental” (nella versione contenuta sul demo “Fhtagn-Nagh Yog-Sothoth”), solo vagamente rallentata, mentre risultano discrete “Everlasting” degli Imindain ed “Evoken” degli Worship, molto più misurati del solito. L’unica cover non azzeccata del disc 1 è “The Twilight Fade” degli Umbra Nihil, che rendono il brano una sorta di outtake di “Sabbath Bloody Sabbath”, distruggendone lo spirito originario. Il secondo dischetto vede assoluti protagonisti i Nojda e gli Astral Sleep (peraltro unica band del roster della Solitude presente nella compilation): “Evoken” in chiave minimal e con un tribalismo ritmico a guidare il tutto è un’intuizione a dir poco geniale, mentre “Yet The Watchers Guard” è ripresa in maniera piuttosto simile all’originale ma in modo estremamente convincente. Segnaliamo anche i blackster Khrom e la loro versione abrasiva di “Everlasting”, il discreto lavoro degli Axis Of Advance e dei Singultus sulle rispettive cover e gli sperimentatori Aarni che, oltre a concedersi lo snobismo di chiamare “Crying Blood And Crimson Snow” in finlandese, ne fanno una versione minimal, riuscendo a cogliere il nocciolo del brano stesso, giocato su un chitarrismo mai troppo estremo. La versione più interessante del lotto (non la più riuscita) è quella che gli Otzepenevshiye danno di “The Unknown Kadath In The Cold Waste”, tra industrial, ambient, elettronica ed ebm soffusa. In conclusione diremo che, data la natura della compilation, la sua struttura, il grosso lavoro della Solitude, l’artwork eccellente e gli interpreti notevoli, ogni amante del doom estremo dovrebbe fare suo questo tributo, compilato in maniera esemplare dalla label, alla quale vanno i nostri più grandi complimenti per gli sforzi compiuti. Da avere assolutamente.