ABBATH – Abbath

Pubblicato il 12/01/2016 da
voto
7.0
  • Band: ABBATH , IMMORTAL
  • Durata: 00:40:50
  • Disponibile dal: 22/01/2016
  • Etichetta:
  • Season Of Mist
  • Distributore: Audioglobe

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Cambia il nome, non la sostanza. D’altronde, sarebbe stato sciocco aspettarsi qualcosa di completamente diverso da Olve “Abbath” Eikemo, da sempre il principale compositore degli Immortal, solo perchè un tribunale non gli ha concesso l’autorizzazione per continuare ad utilizzare il moniker della band con cui si è affermato. Oggi ritroviamo il frontman a capo di un progetto che porta il suo stesso nome e l’ascolto del primo capitolo di questa nuova avventura – anch’esso intitolato “Abbath”! – per forza di cose non può che rievocare l’operato degli Immortal. Sicuramente si percepiscono alcune differenze a livello di approccio – vedi la rinuncia a marcate venature crepuscolari e a quasi tutte le soluzioni epiche di ascendenza Bathory – ma, tutto sommato, ciò non è comunque una completa novità per il buon Eikemo: basti pensare alla maggior parte del materiale inclusa in un vecchio disco come “Damned In Black”. In questa sede, Abbath evita insomma di addentrarsi nella dimensione gelida e maestosa di episodi come “Beyond the North Waves” o “Withstand the Fall of Time”, preferendo dare sfogo alla sua indole più dura e quadrata, quella figlia delle vecchie influenze thrash e NWOBHM e madre di hit immediate come “One By One”. La tracklist si muove dunque per pezzi asciutti e scattanti, incentrati su riff molto concreti e, soprattutto, su un lavoro di batteria a dir poco tentacolare ad opera del giovane Kevin “Creature” Foley (purtroppo già uscito dalla band). In effetti, si potrebbe arrivare a pensare che questa direzione maggiormente lineare e aggressiva, lontana anche dalle ricche sfaccettature di tracce di ultima generazione come “The Rise Of Darkness”, sia stata più o meno inconsciamente dettata dalla presenza in lineup di un piccolo fenomeno come Foley, che ad oggi è di certo il migliore batterista con cui Abbath abbia collaborato. Inoltre, nell’economia del songwriting non va senz’altro sottovalutata l’assenza di input da parte del vecchio compagno Demonaz, da sempre autore dei testi e principale responsabile della creazione di quell’immaginario nordico per cui gli Immortal sono diventati celebri. Trovatosi da solo al comando, Abbath ha deciso di snellire e di svecchiare alcuni aspetti della proposta; del resto, anche le recenti foto promozionali, ritraenti il Nostro in pose improbabili a Londra e a Sydney, manifestano questa nuova tendenza a non prendersi troppo sul serio. “Abbath”, al di là di tutto, resta però un album che i grandi fan del musicista norvegese riusciranno a decifrare e a gradire facilmente: pur privo di spunti davvero innovativi o di episodi clamorosi, il lavoro non smette mai di esprimere verve e competenza, confermando ancora una volta la destrezza del leader, compositore intelligente e ordinato, che nel suo campo continua ad avere pochi rivali. Chi ha amato gli ultimi album degli Immortal probabilmente trasalirà davanti a brani come “Winter Bane” o “Count the Dead”; a tutti gli altri e ai più esigenti ci sentiamo invece di consigliare le sempre più agguerrite prove di Inquisition o Tsjuder.

TRACKLIST

  1. To War
  2. Winter Bane
  3. Ashes of the Damned
  4. Ocean of Wounds
  5. Count the Dead
  6. Fenrir Hunts
  7. Root of the Mountain
  8. Eternal
8 commenti
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