6.0
- Band: ABBINORMAL
- Durata: 00:27:01
- Disponibile dal: 23/03/2023
- Etichetta:
- Ad Noctem Records
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Gli Abbinormal trovano origine a metà anni ’90, nell’area del milanese, mettendo in piedi un progetto a cavallo tra crossover thrash e death metal, scioltosi però dopo la prima demo. A circa vent’anni di distanza, la formazione decise di riunirsi, rinforzata anche da nuovi elementi con l’intenzione di onorare quelle canzoni scritte e mai pubblicate. Così nel 2019 si arrivò di conseguenza alla pubblicazione di “1996” per mano di Sliptrick Records, che trovò un discreto apprezzamento da parte della critica. Oggi il loro percorso continua con “Grind Hotel”, rilasciato da Ad Noctem Records. La produzione nelle fasi di missaggio e di master è stata affidata a Carlo Altobelli del Toxic Basement Studio, già protagonista in vari lavori di Eyehategod, Cripple Bastards e Bulldozer.
La proposta messa in campo nel nuovo disco, sulla falsa riga del suo predecessore, è un incontro di crossover thrash alla Stormtroopers Of Death e di grindcore vicino allo stile dei Lock Up. “Brutalized”, “Grind Hotel” e “Gli Esclusi” rappresentano le canzoni più thrashcore dal tiro trascinante, mentre su “One Minute Silence” e “Hateism” la formazione milanese tocca i lidi più moderni del death metal per scelta dei riff di chitarra, suonando il tutto con la frenesia e l’impatto del grindcore classico.
I pezzi possono contare su resa sonora efficace e su di un sound saturo e ben definito, che enfatizza l’alternanza delle differenti sezioni ritmiche e la buona prova tecnica dei nostri. Tuttavia, anche al netto di spunti creativi di buon valore, i brani più costruiti di “Grind Hotel” non risultano sempre convincenti nella commistione tra le varie influenze della band, che suonano a volte più giustapposte che ben amalgamate. Ad esempio, in “Discrimination”, “Negative Vibes”, “Be Sick” e “Cynicism At 52 Hz”, probabilmente i momenti più solidi del disco per struttura ed esecuzione, le incursioni di tastiera disorientano, più che sorprendere: le sonorità sinfoniche e quelle grind non trovano infatti un vero punto di contatto, lasciando una sensazione di incompletezza.
Tutto sommato “Grind Hotel” inciampa qua e là ma non risulta legnoso durante l’ascolto: i quindici brani che lo compongono ruotano senza particolare difficoltà in poco meno di mezz’ora, nonostante la mancanza di coesione nella totalità del disco. Probabilmente gli Abbinormal hanno giocato con i diversi fattori per provare a dare una propria interpretazione al genere, aggiungendo qualcosa di personale, purtroppo non convincendo del tutto. Rimaniamo ad ogni modo curiosi di vedere quali saranno i prossimi sviluppi della formazione meneghina, sia sul palco che in studio.