8.0
- Band: ABHORRENT
- Durata: 00:38:00
- Disponibile dal: 20/11/2015
- Etichetta:
- Willowtip Records
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Le sorprese, per loro stessa definizione, arrivano quando meno te lo aspetti. Capita così che in un’annata non fortunatissima per le sonorità death metal più tecniche e convulse, un gruppo esordiente del Texas – autore di un solo demo nel lontano 2007 – compia il cosiddetto miracolo e se ne esca dal nulla con un vero e proprio gioiellino, uno di quei dischi in grado di imporsi all’attenzione del pubblico e della critica facendo esclusivamente leva sulla qualità della musica in esso contenuta. E’ il caso degli Abhorrent, formazione dal monicker quanto mai abusato che con “Intransigence” mette a punto un assalto brutale, teso fino allo spasmo e al contempo ombroso, ricco di sfumature, che partendo dall’ortodossia dei primi anni Duemila finisce per lambire territori “di confine” come quelli presieduti da Ulcerate e Gorguts. Una miscela eccessiva e difficile da digerire soltanto sulla carta, incanalata in brani estremamente fluidi che prestano la massima attenzione al concetto di musicalità, di impatto anteposto a quello di tecnica fine a se stessa, in cui ogni elemento pare incastrarsi al successivo con perizia e meticolosità chirurgica. Essersi presi del tempo per rifinire il tutto, limando il superfluo e distillando il meglio dalle proprie idee, è chiaramente servito ai Nostri, che grazie anche al contributo di Erlend Caspersen al basso (Spawn Of Possession, ex-Blood Red Throne, ex-Deeds Of Flesh) possono oggi contare su un sound inattaccabile, manna dal cielo per chi è cresciuto con il vecchio catalogo Unique Leader e, con il passare del tempo, ha poi scoperto le atmosfere apocalittiche di un “Everything Is Fire”. La tracklist è un continuo susseguirsi di avvitamenti chitarristici, cambi di tempo e stop’n’go catastrofici, sostenuti da un growling senza compromessi e da soluzioni che conferiscono ulteriore spessore al quadro generale, rivolgendosi verso un orizzonte di cenere e decadenza impossibile da prevedere. Ci riferiamo – tanto per fare degli esempi – alle sottili dissonanze che introducono “Passage”, al break straniante e paranoico di “Ifrit” o alle reminiscenze black metal di una “Eternal Recurrence”, punta di un iceberg da esplorare, come sempre in questi casi, con la giusta calma e attenzione. Notevoli sotto ogni punto di vista.