8.0
- Band: ABIGAIL
- Durata: 00:39:35
- Disponibile dal: -/-/1996
- Etichetta:
- Modern Invasion Music
Forti di una discografia che, tra demo, album, EP e split, è praticamente illimitata, gli Abigail sono una vera e propria istituzione del metal giapponese. Nata nel 1992 su iniziativa del leader Yasuyuki Suzuki, la band di Tokyo è probabilmente il prodotto più grezzo, irriverente ed ‘ignorante’ mai uscito dal Giappone in quegli anni e non solo, grazie ad un miscuglio tra black, thrash e speed metal, con un’attitudine marcatamente punk che, sicuramente, ai tempi avrà scandalizzato il pubblico del proprio pacifico paese: “Intercourse & Lust” è, infatti, un assalto frontale, senza nessun riguardo per la ricercatezza o il buongusto; e, nel suo genere, si tratta pure di musica ben suonata. La prova vocale di Suzuki è di certo il pezzo forte: spesso è uno screaming sgraziato e paranoico, ma si sposta anche verso toni più bassi e di tanto in tanto si possono udire alcune tetre risate di sana follia; i riff di chitarra sono crudi e sporchi, tra la vigoria del thrash e la cupezza del black, con frequenti incursioni nella NWOBHM e nello speed, e gli assoli sono presenti nella maggior parte dei brani; la sezione ritmica è semplicemente una macchina da guerra. Diciamo che, se questo album fosse stato pubblicato con un paio di decenni di ritardo, sarebbe stato etichettato con un termine coniato solo in seguito e magari non amatissimo dai fedeli della Fiamma Nera ma che, in questo caso specifico, potrebbe essere il più azzeccato per rendere l’idea: ‘black’n’roll’, di quello marcio e cattivo, quello oggigiorno suonato dai Midnight con la stessa attitudine e che, comunque, non può prescindere dall’eredità dei Venom. Nella musica degli Abigail, infatti, ci sono tutte le caratteristiche cha fanno da punto d’unione dei due generi, il black ed il rock, ma è la sfrontatezza a colpire in modo particolare: sotto il profilo sonoro, in quanto ad intransigenza, vince “A Witch Named Aspilcuetta”, il brano di apertura del disco; in generale, però, non si può non rimanere affascinati da un pezzo come “Hail Yakuza”, che parla della temibile mafia giapponese, un argomento fortemente tabù, allora e anche adesso, e che incorpora nel testo anche frasi in lingua nipponica.
Il grande merito di un album come “Intercourse & Lust” è, venticinque anni più tardi, quello di non aver perso un grammo della carica anticonformista che sprigionava al momento della pubblicazione ed ancora oggi il suo ascolto non lascia indifferenti.