6.0
- Band: ABIGOR
- Durata:
- Disponibile dal: //2001
- Distributore: Audioglobe
Non ho mai nascosto la mia disaffezione nei confronti di quei presunti artisti che fanno della staticità e del ristagnare in acque senza ricambio la loro convinzione e credo;non sono mai riuscito bene a comprendere quale istinto creativo possa muovere un artista ormai lucidamente conscio di tutti i ‘segreti’ per comporre le sue opere,senza che mai albeggi il desiderio della novità,o semplicemente del riuscire a mettersi di nuovo in gioco,sfidando se stessi e la propria creatività. E non è un mistero che nelle frange più estremiste(negli intenti) e conservatrici,sia più duro a intravedersi tale sentimento di rinnovamento,forse per paura di vedersi sfaldare un terreno saldamente conquistato in cerca di nuovi,incerti lidi,forse per stanchezza e mancanza di volontà , o peggio ancora per una sostanziale mediocrità di intenti,che poco presta sia l’artista che lo spettatore a ricercare degli stimoli sufficienti per uscire dalla monotonia dei propri interessi . E mentre qualcun altro tenta,nei suoi passi da gigante,di fuoriuscire dall’acquitrino che lo teneva intrappolato negli schemi del black metal,c’è chi ancora non ha deciso se rimanere attaccato alla tradizione o tentare timidamente un salto di qualità,un avvicinamento a quella che ormai viene definita la nuova generazione di black metallers (…And Oceans, Solefald,Dodheimsgaard, Aborym ,Red Harvest,Enochian Crescent),e alla quale alcuni grandi nomi come Satyricon e MayheM hanno mostrato di voler seguire la scia ,in parte anche anticipandone il passo. È il caso questo degli Abigor,monumento dell’underground black metal che in passato ha regalato delle vere e proprie perle di minimalismo sonoro come l’eccezionale “Opus IV” ed il buonissimo “Channeling the Quintessence Of Satan”,e che ora si presenta alle prime luci del ventunesimo secolo,con un nuovo album,pientamente nella tradizione del norse black metal,soprattutto facendo riferimento alla produzione dell’album,ed alle classiche partiture chitarristiche e ritmiche che non si discostano di un millimetro dal clichè del genere,ma che,grazie all’inserimento di alcuni elementi inediti,riescono a rendere abbastanza appetibile un’uscita altrimenti di poco rilievo.Grazie infatti agli inserti di glaciali synth e di alcune clean vocals(ben lontane dall’uso fàttone dai Dimmu Borgir negli ultimi due lavori,e che per certi versi ricorda la liricità degli Emperor post-Nightside),il concept catartico, e l’ambientazione siderale di “Satanized(A Journey Through Cosmic Infinity)” riescono ad intravedere nuove possibili tonalità, che non siano quelle già ben note a tutti;la fredda ambientazione volutamente ricreata con un comunque fondamentale minimalismo sonoro si sposa infatti genialmente con la morbosità e la ‘purezza’ dei tradizionali elementi dell’iconografia black metal,avvicinandosi in parte a delle atmosfere care ai Limbonic Art di “Moon In The Scorpio”,ed in altre presupponendo alcune soluzioni tipiche dei primissimi …And Oceans. In sostanza,discreto album di passaggio per gli Abigor, che saprà farsi amare dal pubblico più tradizionalista,con la promessa di risentirci alla prossima uscita per una più cospicua svolta creativa.