8.0
- Band: ABIGOR
- Durata: 00:51:03
- Disponibile dal: 08/12/2020
- Etichetta:
- World Terror Committee
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Nel recensire il precedente album degli Abigor avevamo puntato l’attenzione sull’ormai presa di distanza da certe componenti più folk e bombastiche che avevano segnato i loro esordi, ed ecco quindi che la band austriaca ci sorprende due volte: non solo pubblicando questo disco inaspettatamente, ma andando anche a recuperare elementi spiccati del loro passato più glorioso. “Totschläger” non è esattamente “Nachthimnen” parte seconda, come asseriscono le note promozionali del disco stesso, ma poco ci manca, nel risentire i fasti e le atmosfere sotterranee e plumbee di quel periodo. Ovviamente parliamo di una band con una storia di tutto rispetto e lunga oltre cinque lustri, quindi non si tratta di una furbetta operazione nostalgia, quanto di una consapevole e mirabilmente riuscita sintesi delle loro diverse fasi musicali.
Dalla sontuosa overture di pianoforte in apertura, alle solenni stratificazioni, passando per le linee vocali pompose e insieme sperimentali, ci troviamo qui di fronte a un muro di suono che gli stessi Abigor, da sempre abili plasmatori di strati su strati di blasfemie, non avevano pressoché mai toccato. Appena sotto l’impatto devastante definito dalle chitarre di T.T. e P.K. abbiamo un caleidoscopio di potenza e contrasti notevoli, che vanno da momenti sinfonici a un retrogusto apocalittico, spesso anche all’interno dello stesso brano. Dietro al microfono veniamo nuovamente graziati e spesso travolti dalla voce di Silenius, come sempre in grado di spaziare su registri evocativi e variegati alle soglie del sorprendente, specie nei momenti più alieni, che si colorano di tinte quasi industrial. Beninteso, non mancano nel lotto brani più furenti e quadrati (“The Saint Of Murder” chiama francamente al moshpit), e in generale, nonostante la varietà di elementi quasi schizoidi, tutte le caselle vengono mirabilmente riempite con continuità; c’è una vera e propria arte del ricamo, nel mettere insieme trame così differenti, e che per questo risultano ancora più esaltanti nella loro somma.
A rafforzare l’amalgama tra le tracce contribuisce anche un concept dal punto di vista lirico, come da tradizione legato a una visione luciferina (in ottica filosofico-umanista), a conferma di come questo nuovo disco sembri davvero ripercorrere e sintetizzare i momenti più alti della loro discografia; riuscendo al tempo stesso a proporsi, come già lo splendido “Leytmotif Luzifer” pochi anni fa, quale traghettatore verso lidi futuri decisamente luminosi.