6.5
- Band: ABLAZE MY SORROW
- Durata: 00:42:27
- Disponibile dal: 26/08/2016
- Etichetta:
- Apostasy Records
- Distributore: Edel
Spotify:
Apple Music:
Se eravate già appassionati di metal più o meno a metà degli Anni ’90, ricorderete il boom avuto dal melodic death metal svedese con la pubblicazione di album imprescindibili come “The Gallery” dei Dark Tranquillity, “The Jester Race” degli In Flames o “Slaughter Of The Soul” degli At The Gates. Da quel momento in poi, come sempre accade quando arrivano queste pietre miliari a dare uno scossone alla scene, fu un fiorire di band che si dedicavano con più o meno successo al cosiddetto Göteborg sound. Tra questi forse ricorderete gli Ablaze My Sorrow, formazione svedese che pubblicò il suo debutto, “If Emotions Still Burn”, nel 1996; seguirono poi altri due album, l’ultimo del 2002, dopodiché la band si sciolse e ci sono voluti ben quattordici anni per poter ascoltare un nuovo album firmato dagli Ablaze My Sorrow. “Black” arriva sui nostri scaffali nel 2016, ma il sound è ancora esattamente quello degli Anni ’90, come se il tempo si fosse congelato e la band volesse riprendere il discorso proprio da dove l’aveva interrotto. Da questo punto di vista, è un album da manuale: la furia del death metal, buoni spunti melodici, voce in screaming con rari interventi in voce pulita, c’è perfino lo strumentale semiacustico di intermezzo. La band funziona bene quando schiaccia sull’acceleratore, come in “Black”, “When All Is…”, “Insomnia” o la trascinante “One Last Sting”; mentre si ritrova decisamente più in difficoltà quando i ritmi rallentano e la formazione prova a navigare in territori più malinconici, come in “Tvåenighet” o “My Blessing”, che vorrebbero mostrare un lato più intimista della band ma che risultano un po’ fiacche. Quello che ci domandiamo, però, è se un album come “Black” non arrivi un po’ fuori tempo massimo con il suo testardo aggrapparsi a sonorità di quindici anni fa. I capostipiti del genere si sono evoluti, facendo scelte importanti, sbagliando anche, o arrivando a stravolgere il proprio sound, come successo ad esempio agli In Flames, mentre gli Ablaze My Sorrow riprendono a testa basta la loro strada, ignorando il fatto che la scena nel mentre si è evoluta, ha visto il mercato saturarsi, ha mutato pelle più volte in correnti e sottogeneri. La sensazione, quindi, è che si tratti di un’uscita discografica dal sapore nostalgico, che incontrerà soprattutto i favori di chi vorrebbe rivivere la magia di un panorama che per alcuni anni non ha temuto rivali.