8.0
- Band: ABORTED
- Durata: 00:43:16
- Disponibile dal: 04/22/2016
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Tra la folta schiera di death metal band apparse in Europa dopo la grande esplosione dei primi anni Novanta, gli Aborted hanno saputo farsi strada a testa bassa, conquistando pubblico e critica in maniera inesorabile. La band di Sven “Svencho” de Caluwé, pur dovendo fare i conti con un numero sterminato di cambi di line-up, ha quasi sempre evitato di fare passi più lunghi della gamba, risultando sempre concentrata e giungendo alla vigilia di ogni pubblicazione con aspettative piuttosto alte attorno ad essa. La gestazione di questa nuova opera è in verità stata fra le più serene e lineari della storia del gruppo: la formazione ha registrato solo un cambiamento rispetto al disco precedente (la fuoriuscita del chitarrista Danny Tunker) e la direzione musicale da prendere è stata subito condivisa da tutti i membri. L’impressione è che la band si sia stretta attorno a sè stessa per consolidare una volta per tutte lo stile Aborted, compiendo un passo decisivo verso un suono completamente proprio (sebbene ne abbia sempre avuto in qualche modo uno), asciugato da ogni sorta di richiamo ed influenza espliciti. “Retrogore” non prova ad essere un lavoro più tecnico o brutale dei suoi predecessori: in questa occasione il combo si concentra più che mai sulle canzoni, svelando un inaspettato elemento atmosferico. Oltre a porre ulteriormente l’accento su quegli appigli melodici e quei chorus che negli ultimi anni hanno contribuito considerevolmente a farli spiccare tra la massa di death metal band intente a puntare tutto su tecnicismi ad oltranza, gli Aborted su “Retrogore” inseriscono una serie invidiabile di parentesi riflessive, palesando un gusto armonico (ovviamente in chiave horror) che non immaginavamo così sviluppato. Muovendosi fra arie sibilline, rallentamenti anche molto profondi e le solite scorribande death-grind, de Caluwé e compagni danno vita ad un suono che sa essere sia dinamico, sia singolarmente emotivo. La cura posta su atmosfera e arrangiamenti inoltre non va, come si potrebbe temere, a discapito del vigore dei pezzi: l’impatto complessivo è sempre molto pronunciato e ogni episodio sembra acquistare una propria geometria con gli ascolti, arrivando a stuzzicare l’orecchio e a farsi ricordare senza troppa fatica. Potremmo paragonare una tale evoluzione a quella che di recente ha visto protagonisti i Cattle Decapitation, ma, a dispetto di qualche indubbia similitudine (e della presenza di Travis Ryan nella notevole “Divine Impediment”), ci preme sottolineare come il gruppo di origine belga qui riesca a fare vibrare le corde dell’emotività in modo caratteristico, ricorrendo sì alla melodia e a spunti inediti, ma avvalendosi puntualmente anche di riff e soluzioni ritmiche che rientrano saldamente nella tradizione di album come “The Archaic Abattoir”, “Global Flatline” o “The Necrotic Manifesto”. In conclusione, “Retrogore” è l’ennesima prova del talento degli Aborted, oggi bravissimi nel consolidarsi pur mettendosi in discussione, trovando in questo modo sempre maggiore coraggio e consapevolezza dei propri mezzi.