7.5
- Band: ABORTED
- Durata: 00:37:13
- Disponibile dal: 24/06/2008
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
Spotify:
Apple Music:
“Album – tour – album – tour”. Proprio come una grande band. E gli Aborted, effettivamente, da qualche anno una grande band nel loro genere lo sono… eccome! Nonostante i noti cambi di lineup, i nostri non si prendono alcun tipo di pause praticamente dal 2005, anno di uscita di “The Archaic Abattoir”. Eppure, ascoltando i loro ultimi lavori – compreso questo nuovo “Strychnine.213” – non si direbbe che il quintetto sia solito comporre dischi in così rapida successione. Questo perchè a ogni appuntamento gli Aborted riescono a proporre sempre qualcosa di diverso dalla volta precedente, mantenendo però ben saldi sia la loro identità sia i legami con le loro origini. In questo senso, forse i suddetti cambi di lineup non hanno poi rappresentato un grosso male per il gruppo: il leader Sven De Caluwè ha infatti potuto usufruire negli anni dell’estro e delle influenze di tanti nuovi compagni e di plasmare così uno stile sempre più audace ed evoluto. Trovato ora nel chitarrista Sebastian Tuvi un degno e affidabile assistente, il cantante/songwriter sta avendo vita abbastanza facile nel realizzare nuovi album con regolarità. Non è perciò un caso che “Strychnine.213” arrivi nei negozi a poco meno di un anno e mezzo da “Slaughter & Apparatus: A Methodical Overture” e risulti il logico successore di quest’ultimo. Il gruppo ha infatti optato di nuovo per un sound sempre in bilico fra tradizione death-grind e influenze moderne, provando però a valorizzare ulteriormente l’apporto della melodia e del groove. A lunghe scariche di blast-beat, oggi vengono infatti contrapposte delle aperture piuttosto ariose, a volte persino arricchite da tastiere. Più importante del solito nell’economia dei pezzi anche il riffing melodico di scuola “Heartwork” ed evidente in alcune occasioni una vena quasi rock’n’roll… esaltata, tra l’altro, da una produzione più organica e “calda” rispetto a quella dei dischi recenti. E’ probabile che più di un fan della prima ora stia ora immaginando gli Aborted come una sorta di leone in gabbia, ma, pur riconoscendo come in certi frangenti manchi un po’ la furia cieca e la spontaneità di album come “Goremageddon”, ci teniamo a sottolineare che i nostri non hanno certo abbandonato gli elementi che li hanno resi famosa in questi ultimi anni. Lo stile degli Aborted si è sì sviluppato e affinato, ma stiamo comunque sempre parlando di canzoni death metal, che dal vivo non faranno prigionieri. Se amate da tempo la band, iniziate a segnarvi titoli come “Pestiferous Subterfuge”, “Avarice Of Vilification”, “The Obfuscate” e, soprattutto, “Enterrement Of An Idol”.