ABSENTIA LUNAE – Marching Upon Forgotten Ashes

Pubblicato il 05/10/2004 da
voto
7.5

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Un cd da ascoltare dall’inizio alla fine, perché nasconde mille non-colori che vanno assorbiti nel corso della loro continua evoluzione, il debutto assoluto degli Absentia Lunae non è certo un easy listening. Ma chi ha intenzione di impegnarsi potrà capire che “Marching Upon Forgotten Ashes” è una release davvero valida anche se presenta una certa instabilità congenita. Succede sempre questo quando un gruppo si lancia sulla lunga distanza, e questo in pratica è un album autoprodotto e non un semplice demo promozionale, al primo tentativo, che non ha smaltito alcune indecisioni stilistiche in una primissima e sperimentale release. E’ anche vero però che così facendo gli Absentia Lunae hanno qui conservato un elemento eterogeneo del proprio songwriting, anche se non sapremo in quale direzione la sua futura evoluzione si evolverà. Un cd tutto d’ascoltare si diceva, introduzione compresa perché racchiude un fattore importante nell’economia di questo gruppo: il feeling decadente. In mezzo a una guerra contemporanea si sente un a persona che abbandona lo scenario e va a suonare un pianoforte con un animo sconvolto che attraverso le note racconta la storia di un dramma interiore. Questo spirito si ritroverà più avanti anche nel corso delle canzoni e farà di questo cd un lavoro oscuro e cupo, quasi fatalista a tratti. Il genere qui proposto? Bella domanda, perché si passa dal black metal più asciutto e rovente, quasi si trattasse di war black metal, ad uno più sperimentale per poi passare bruscamente al death/black e persino al death/thrash. Queste ultime influenze si ritrovano nella canzone d’apertura del cd, l’unico brano del CD che proprio non convince e al quale stranamente è stato affidato il ruolo chiave di opener. La produzione è estremamente secca, non male trattandosi di una registrazione curata dalla band in prima persona, ma il suo approccio è duro e può non andare subito a genio. I suoni di batteria sono molto, troppo forse, triggerati e se tale scelta aiuta a rendere freddo il suono, d’altro canto toglie inevitabilmente molto alla profondità. Il basso, come purtroppo spesso accade, quasi non si sente, ma per fortuna le chitarre sono in evidenza e hanno anche una certa consistenza; il loro suono è però acuto, a ricordare quasi gli austriaci Abigor. Questa scelta di suoni può essere adatta ad un black metal gelido, ma poco al death/thrash di “Marching Under The Apocalypse Flag”, brano non irresistibile in cui ci sono alcuni momenti caotici. Ma non bisogna preoccuparsi, perché già con il secondo brano, e da qui fino alla fine, gli Ansentia Lunae sfoderano un disco di tutto rispetto che si candida ad essere una bella e fresca sorpresa all’interno del nostro underground estremo. Si potrebbe citare “Burning A Candle” per la sua rabbia, la sua compattezza e la sua esplosività esagerata, ma vorrebbe dire non tener conto di altri brani che hanno la propria forza in cose completamente diverse: stacchi oscuri acustici, rallentamenti incalzanti arricchiti da arcane melodie. Il cantato è diretto, si adatta al mood del brano di turno, cambia grazie a diversi e indovinati effetti, aiuta a spezzare le varie parti delle canzoni per non farle mai sembrar uguali. C’è pure l’animo sperimentale degli Absentia Lunae, presente anche in “Crystallized Illusions”, metà avantgarde e metà ancor più personale, che aiuta il gruppo a scrollarsi di dosso una riduttiva etichetta ‘black metal’ che si rivela appropriata solo in parte. Le parti non black metal sono penalizzate sì dalla produzione, ma sono anche meno particolari di quelle black o più atmosferiche. Le parti black invece sono di buonissima qualità e non sono convenzionali. Il vero patrimonio di questo gruppo però, oltre alla sua eterogeneità che deve con il tempo essere strutturata meglio, sono le chitarre. Le loro parti, molto tecniche, sono spesso ottime, a volte sensazionali e fanno fare il salto di qualità agli Absentia Lunae. Belle le melodie, indovinati gli assoli e poi c’è quel gusto tetro e malinconico per gli arpeggi: insomma, una performance decisamente sopra lo standard. Il top demo per ora ci sta tutto, e le previsioni per il futuro sono ottime perché con la prossima release la band, ne siamo certi, avrà plasmato e omogeneizzato ulteriormente il proprio sound. Intanto, continuano a suonare le note devastanti di “Triumph And Despair” come un incubo senza fine…

TRACKLIST

  1. Intro
  2. Marching under the apocalypse flag
  3. debries of forgotten tragedies
  4. engraved by father's nightmare
  5. burning a candle
  6. crystallized illusions
  7. mirrors of reason
  8. triumph and despair
  9. outro
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