ABYSMAL GRIEF – Funeral Cult Of Personality

Pubblicato il 02/11/2021 da
voto
8.0
  • Band: ABYSMAL GRIEF
  • Durata: 00:50:24
  • Disponibile dal: 02/11/2021
  • Etichetta:
  • Sun & Moon

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Potremmo sintetizzare il nostro sentire in merito ai genovesi con l’espressione ‘un gruppo che non delude mai’. Si tratta però di un giudizio che suona frettoloso e banalizzante, una frase da pubblicità del risotto in busta, che molto spesso nasconde una band che suona sempre lo stesso disco, nello specifico quello che i fan si aspettano. Il discorso Abysmal Grief però è molto più complesso di così, e per certi versi ci risulta del tutto misterioso: la formazione ligure non è sicuramente interessata a contaminazioni di sorta, sperimentazioni e men che meno a cavalcare i trend che nel tempo si sono susseguiti anche nell’underground. Perché è lì, nella cripta marcia e polverosa, che Regen Graves e soci stanno, e contano di rimanere. Niente strizzatine d’occhio allo sludge, al post-qualcosa, al qualcos’altro-core o all’elettronica, e allo stesso tempo nessuna attitudine da difensori della fede.
E quindi? Quindi avremmo riconosciuto questo album quale emanazione degli Abysmal Grief anche se ci fosse arrivato etichettato con un altro nome, dato che gli elementi del dark sound che conosciamo ci sono tutti: l’uso inconfondibile di synth e tastiere, la voce estremamente versatile di Labes C. Necrothytus e l’atmosfera intrisa di una blasfemia non gridata e dozzinale, ma creata tramite l’utilizzo di campionamenti di brani liturgici e dall’utilizzo ‘improprio’ di partiture di organo e clavicembalo, fuse perfettamente con la struttura heavy/doom delle composizioni. Parliamo di heavy/doom perché quello dei quattro musicisti è un sound molto particolare già alla radice, non assimilabile al doom metal canonico. Ci sono naturalmente elementi del primigenio dark sound italiano di Death SS, Paul Chain solista ed Epitaph; ci sono un senso del ritmo e un’energia che richiamano il dark e il punk più oscuro, caratteristica che rende alcuni momenti persino ballabili (oltre che irresistibili); c’è una componente di NWOBHM che si concretizza nel superbo lavoro di chitarre del leader Regen Graves e – dulcis in fundo – c’è una vicinanza, di attitudine ma anche musicale, con quelle formazioni black metal più oscure ed evocative, pensiamo ad esempio a Mortuary Drape e Cultus Sanguine. Non a caso sul precedente “Blashema Secta” troviamo la cover di “Witchlord” della cult band Evol (perfettamente integrata con il resto del materiale) e ricordiamo la collaborazione con un’altra storica black metal band padovana, gli Abhor, nello split “Legione Occulta/Ministerium Diaboli”.
“Funeral Cult Of Personality” è un ottimo lavoro, che – ed è questa la parte che fatichiamo quasi a spiegarci, ma non è un male – cattura ai primi ascolti e non stanca mai, nonostante di fatto non inventi nulla. L’impressione è però quella di un miglioramento continuo, nella scrittura e anche nella produzione, che riesce a bilanciare bene atmosfere sepolcrali e pulizia del suono, permettendo di apprezzare distintamente i singoli strumenti. Non ci sono cali di tensione, durante i cinquanta minuti che compongono il disco si respira sempre la stessa aria satura di incenso e fiori marci, ma le canzoni sono riconoscibili: su tutte spicca “This Graveyard Is Mine”, sintesi perfetta di tutto ciò che abbiamo detto, che si stampa immediatamente in testa. E ancora, in ordine sparso: la dura e veloce “Funeral Cult”, che reintroduce i campionamenti tratti da pellicole dell’orrore, la più classicamente dark/doom “Idolatry of the Bones”, l’inquietante strumentale ambient “Smell Of The Sacristy”, con le sue melodie sghembe, e la lunga suite conclusiva “The Grim Arbiter”, che sfoggia una struttura progressive avvolta da un consunto sudario purpureo.
Gli Abysmal Grief sono tornati, e fortunatamente sono una certezza tutt’altro che rassicurante.

 

 

TRACKLIST

  1. Intro
  2. Funeral Cult
  3. The Mysteries Below
  4. This Graveyard Is Mine
  5. Smell Of The Sacristy
  6. Reign Of Silence
  7. Idolatry Of The Bones
  8. The Grim Arbiter
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