7.5
- Band: ABYSSAL
- Durata: 00:50:23
- Disponibile dal: 02/01/2012
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Ogni tanto per puro caso si fa una piacevolissima scoperta. Non perchè questo mercato che trattiamo ci ha passato per le mani il trillionesimo prodotto nuovo di zecca, che, volenti o nolenti, per amor di cronaca dobbiamo analizzare e “subire” da parte dell’etichetta di turno, ma perchè, il prodotto stesso si è fatto scoprire da solo, quasi brillasse di una luce tutta sua, troppo scintillante per rimanere ignoto. E’ il caso di “Denouement”, debutto autoprodotto di una misteriosa death metal band britannica (mah, a dire il vero non siamo neanche tanto sicuri che siano britannici…) che come unica prova della propria esistenza ci fornisce solo una pagina Bandcamp con l’intero album da poter ascoltare gratuitamente. Per il resto, il mistero su chi siano questi Abyssal è totale, e forse, in fin dei conti è anche per questo che “Denouement” seduce tanto quanto fa. Ha un fascino tutto suo, completamente costruito su un mistero quasi criptico e su un concetto di violenza musicale difficile anche da spiegare. Comunque sia, romanzate a parte, questo album incanta davvero, stordisce di brutto e annichilisce ancor di più… e non è affatto difficile definirlo un lavoro a dir poco stra-riuscito e completamente sui generis nella suo morboso tentativo di voler portare il death metal a livelli di cacofonia e profondità difficili anche da capire. Questi Abyssal fanno senz’altro parte di un ristretto stuolo di band che sta rivoltando l’extreme metal come un calzino e mettendo i suffissi “post”, “avant”, “fanta” e chi più ne ha più ne metta un po’ davanti a tutto. Leggasi in queste parole l’inclusione di questa band nella ristrettissima cerchia di mostri e odierni fenomeni del genere come gli immensi Deathspell Omega (di cui gli Abyssal sono praticamente l’equivalente death metal), degli Ulcerate, dei Gigan, dei Dragged Into Sunlight, dei Mitochondrion, dei Portal, eccetera. Avete capito, qua la sperimentazione non solo tenta (e riesce) di creare qualcosa di nuovo e di battere sentieri sconosciuti e del tutto nuovi, ma mira anche a far male e a far patire all’ascoltatore una sofferenza gratuita e del tutto incontrollata allo stesso tempo. La musica degli Abyssal (e qui davvero forse mai nome fu più azzeccato per un band) è semplicemente squassante. Si auto-lacera e smembra in mille direzioni diverse, repentinamente, del tutto fuori controllo e al di fuori di ogni logica. E’ una catastrofe bibilica sotto forma di suono in cui tutti i demoni degli inferi schizzano fuori e invadono il mondo. E’ uno stupro impazzito di death metal, black metal, noise, psichedelia crudele e del tutto deforme e avangurdia pura. Certi passaggi del disco, quando la band veramente decide che è ora di incarnare l’idea stessa della pazzia più totale, assomigliano quasi a una reazione a catena sfuggita ad ogni controllo, ad una massa critica di rumore che sta per disintegrare tutto in una deflagrazione immonda. Le metriche, le ritmiche e gli arrangiamenti sono semplicemente labirintici e governati da nessuna logica terrena. L’unico rimando “terreno” che è possibile fare per spiegare vagamente l’atroce proposta dei Nostri è quello a un certo technical death metal accademico e manieristico, vedi i Nile o i Necrophagist, ma fatta questa menzione ogni punto di riferimento è esaurito, vaporizzato in un approccio compositivo completamente delirante, e l’assurdità totale che permea il resto della proposta dei Nostri dilaga come una rogna infernale e li rende a tutti gli effetti una band indefinibile e incategorizzabile. Le dissonanze che inanellano sono da manicomio. I cambi di tempo che disegnano prima e portano a compimento poi, sono degni della rappresentazione auditiva del delirio stesso e l’immaginario nel suo insieme che questa band evoca è agghiacciante. Il tutto poi viene somministrato all’ascoltatore in maniera infallibile grazie alla componente tecnica davvero fuori del comune di cui la band dispone, che spiana la strada senza grossi problemi a delle composizioni veramente sontuose e pregiate. Per ora esiste ancora nell’essenza dei nostri un cordone ombelicale che li lega, in minima parte e in pochi punti, a un certo death metal manieristico appunto, vedi per esempio l’uso abbastanza prevedibile per il genere delle voci o il “tono” delle chitarre, a dire il vero non rivoluzionario; ma, per il resto, si vede che questi misteriosi ragazzi stanno per reciderlo quel cordone e stanno per prendere il largo con le proprie gambe per chissà dove. Intanto, nonostante queste inoffensive riserve, è impossibile negare che questo debutto sia di una qualità superba, una prima uscita di quelle col botto, ed un evento davvero raro. Certe band neanche al quindicesimo disco arrivano a questi livelli.