8.5
- Band: AC/DC
- Durata: 00:41:02
- Disponibile dal: 25/07/1977
- Etichetta:
- Atlantic Records
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Il periodo precedente alla release di “Let There Be Rock” non è stato certo facile per gli Ac/Dc, che venivano da un tour molto problematico e da commenti non molto lusinghieri da parte di Atlantic Records sul loro precedente lavoro, “Dirty Deeds Done Dirt Cheap”. Voci volevano addirittura che il manager della band non fosse per nulla contento di Bon Scott. E’ però di fronte ai problemi che viene sempre fuori la cocciutaggine dei fratelli Angus e Malcolm Young, i quali, incuranti di tutto e tutti, decidono ancora una volta di andare avanti per la loro strada. Cosa hanno fatto? Invece di ammorbidire la loro musica per renderla commercialmente più appetibile, sono andati nella direzione opposta, ovvero puntando sull’energia e su di un sound più heavy.
In sole due settimane viene scritto “Let There Be Rock”, un disco energico, sporco e dannatamente rock’n’roll, registrato sotto la supervisione dei produttori George Young (il fratello maggiore di Angus e Malcolm) e Harry Vanda. I brani possiedono una forte attitudine live, grazie a suoni diretti ed essenziali, a partire da “Go Down”, una dirompente canzone rock’n’roll dalle tinte blueseggianti e dal ritmo incalzante, con un Bon Scott in grande forma che spreme al massimo la sua voce stridula ed accattivante. “Dog Eat Dog” è un altro classico brano firmato Ac/Dc, quattro accordi in croce che sprigionati dalle chitarre dei fratelli Young diventano pura dinamite trasformata in hard rock. Il pezzo forte del disco arriva con la titletrack: le strofe vedono impegnati solo Bon Scott e la batteria di Phil Rudd ed il martellante basso di Ewans, mentre nel bridge e nel ritornello si innestano le chitarre che fanno decollare letteralmente la canzone. Il 25 luglio del 1977 gli Ac/Dc sono diventati veramente una macchina da guerra, pronta a conquistare il mondo! Negli States la band ottiene finalmente la giusta attenzione, inoltre per la prima volta appare il logo del gruppo che diverrà quello definitivo utilizzato ancora oggi, ad opera di Gerard Huerta. Seppur oggi un po’ meno note, “Problem Child” ed “Overdose” mantengono alta la qualità dell’ascolto a colpi di pura adrenalina, ritmiche quadrate e melodie molto facili da memorizzare. La chicca finale del disco è “Whole Lotta Rosie”, un brano entrato nella storia. Le chitarre stoppate, le iniziali partiture vocali parlate, impegnate nella descrizione di Rosie prima del refrain, dove tutti gli strumenti suonano in un tripudio di energia. Rosie, un personaggio ormai leggendario, una donna che si narra avesse passato una notte di sesso sfrenato con Bon Scott, tanto che nel testo vengono descritte le sue misure giunoniche, il peso e le sue grandi capacità amatorie.
Con “Let There Be Rock” inizia sì una nuova era per la band, ma si chiude anche un capitolo importante: questo disco è infatti l’ultimo in cui compare il bassista Mark Evans, sostituito poi da Cliff Williams. Musica senza età, ancora oggi le canzoni di questo capolavoro si ascoltano con la stessa gioia del tempo, perché la loro forza rimane immutata.