6.5
- Band: ACCUSER
- Durata: 00:37:30
- Disponibile dal: 21/11/2024
- Etichetta:
- MDD Records
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Nome minore del thrash tedesco tra seconda metà anni ’80 e il primo lustro degli anni ’90, gli Accuser si sono rilanciati a partire dal 2010, anno di uscita di “Agitation”. Da lì, sono andati via spediti e produttivi, inanellando una folta schiera di dischi, tanto che “Rebirthless” è addirittura il settimo degli ultimi quindici anni, il tredicesimo in assoluto. Quanta abbondanza, verrebbe da dire. E se la fantasia e il coraggio di rischiare non sono mai stati patrimonio di questi longevi musicisti, c’è da dire che l’aderenza ai canoni del thrash più feroce, quadrato e sporcato di hardcore non è mai venuta meno. Una fedeltà concettuale che si potrebbe tranquillamente tacciare di immobilismo, per alcuni, mentre per altri potrebbe suonare come qualcosa di rassicurante, in un mondo di cambiamenti vertiginosi e spesso destabilizzanti.
Di destabilizzante, nella musica degli Accuser, c’è ben poco e pure per “Rebirthless” si possono grosso modo esprimere gli stessi concetti enunciati per le opere immediatamente precedenti, ovvero “Accuser” del 2020 e “The Mastery” del 2018. Ci troviamo di fronte a una tracklist che fa della compattezza e dell’irruenza le sue principali caratteristiche, con il quartetto a muoversi sicuro tra anthem thrash ben bilanciati tra assalti drittissimi, tesi midtempo, appesantimenti groovy e vocalizzi da chiamata alle armi. Una ricetta consolidata e portata avanti negli anni con una certa efficacia, capace anche in questo caso di fare una discreta figura, seppure la ripetitività di fondo vada un po’ a intaccare la validità dell’operazione.
Rimarcata l’impressione di trovarsi di fronte a un’inappuntabile catena di montaggio del thrash, va riconosciuto alla band di dare alla propria platea di riferimento esattamente quello che desidera. La title-track è in questo senso manifesto perfetto dell’Accuser-pensiero: inizialmente tirata e selvaggia, diventa in seguito rigorosa e marziale, infine groovy e incalzante, dopo un buon assolo melodico. Una traccia perennemente avvolta da tensione e una certa atmosfera plumbea, che sa di disagio urbano e tipico grigiore di periferia. Uno scenario assimilabile ad alcuni filoni dell’hardcore vecchia scuola, uno degli aspetti migliori degli Accuser attuali, enfatizzato ulteriormente negli episodi più tracotanti e pregni di ignoranza, come “Painted Cruelty” e il suo martellante ritornello.
Alcune aperture roboanti e anthemiche possono ricordare i Kreator delle ultime opere, tra richiami a una concezione del thrash iper-classica e melodie di ampio respiro, filtrate da una produzione pesante e levigata. Operazione dalle risultanze non disprezzabili, per gli Accuser, anche se, come già detto, gli sviluppi dei singoli brani sono abbastanza sovrapponibili gli uni agli altri, per quanto non si lesini affatto in furia, frenesia e violenza.
In alcuni casi si va a incrementare il tasso di bellicosità da bassifondi, quasi come se gli Accuser giocassero a fare i Biohazard della Germania (“When Desperations Scorns”), in altre occasioni si pigia l’acceleratore con continuità, spezzando colli a ripetizione con argomenti vecchi ma sempre efficaci (“Fear Denied”, di corto muso la nostra preferita della tracklist).
Una produzione azzeccata e prestazioni individuali da integerrimi soldati del thrash mantengono “Rebirthless” ben al di sopra della sufficienza, anche se facciamo fatica a trovare momenti che possano realmente entusiasmarci. Forse la nostra valutazione è leggermente severa, perché in fondo gli Accuser dimostrano di essere ancora ben vitali e sferzanti lungo l’intero corso del disco. È pur vero che qualche variazione sul tema, a fronte di una così prolifica produzione, sarebbe gradita e quindi inseriamo questo loro tredicesimo full-length tra le (tante) uscite dignitose, ma nella media, che il mercato thrash metal ha assorbito in questi anni. Per i die-hard fan di queste sonorità si può tranquillamente aggiungere mezzo punto al semplice voto qui sopra: il quartetto è in fondo invecchiato bene e sa tutt’ora avvincere i suoi sostenitori.