6.0
- Band: ACE FREHLEY
- Durata: 00:40:36
- Disponibile dal: 23/02/2024
- Etichetta:
- MNRK Heavy
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Annunciato ufficialmente nel mese di dicembre, esce in questi giorni sul mercato il nuovo disco solista del celebre ex chitarrista dei Kiss Ace Frehley, accompagnato da una copertina colorata e ignorante, che raffigura il noto strumentista e cantante su un palco, avvolto da dei fulmini provenienti da dei dischi volanti.
I singoli, alla loro uscita, hanno suscitato qualche dubbio tra gli ascoltatori, e analizzando musicalmente questo “10.000 Volts” nella sua interezza possiamo ammettere di essere rimasti un po’ perplessi in alcuni passaggi: non tutta la scaletta risulta tarata su un livello che definiremmo ottimale, pur non mancando alcuni pezzi scritti piuttosto bene e in grado di fornire qualche minuto di piacevole esaltazione e/o divertimento.
Le influenze vanno dai Kiss, come del resto ben prevedibile, passando per i Thin Lizzy e i Ramones, con in più una strizzatina d’occhio a determinate influenze moderne a livello di sound, anche se sembra mancare una stabilità stilistica a permeare l’intera scaletta, che ondeggia non solo a livello qualitativo, ma anche per quel che concerne l’essenza stessa di ciò che l’artista voleva proporre.
Volendo menzionare i momenti salienti, ci rivolgeremmo sicuramente in direzione della iniziale title-track o della più tardiva “Fighting For Life”, che comunque mettono in mostra delle soluzioni potenzialmente ficcanti per gli amanti dell’hard rock energico, così come una “Constantly Cute” che ci ha ricordato quanto fatto da una band recente come i Black Star Riders, nati a loro volta dall’ultima incarnazione dei sopracitati Thin Lizzy. Tuttavia, sono parecchie le fasi in cui a spiccare sono delle derive non molto chiare, abbinate a un tiro generale spesso assente: “Cherry Medicine”, ad esempio, sembra quasi un pezzo dei Green Day, accoppiato però ad un testo a metà tra quanto proposto dai Judas Priest in “Turbo” e dagli Warrant nella loro versione più radiofonica.
Ovviamente non manca un utilizzo evidente della chitarra, che onestamente ci aspettavamo di trovare in misura decisamente maggiore e con assoli dal piglio più netto: questi ultimi, in particolare, non riescono a convincerci come avremmo sperato, apparendo più che altro come un elemento relativamente marginale e non imprescindibile, al contrario di una timbrica vocale dal feeling ancora molto giovanile e con quel retrogusto punk rock che non guasta.
Senza dilungarci troppo con questa recensione, ci sentiamo di promuovere l’album con una sufficienza, in quanto negare la presenza di alcune piacevoli parentesi non sarebbe onesto, ma è anche vero che il ruolo storico del buon Ace ci avrebbe fatto sperare in un lavoro decisamente più interessante e in grado di coinvolgere coloro che mangiano pane e hard rock, e che magari hanno versato una lacrimuccia alcuni mesi fa all’annuncio del definitivo scioglimento dei Kiss.