7.0
- Band: ACE FREHLEY
- Durata: 00:53:13
- Disponibile dal: 15/04/2016
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
A distanza di due anni dalla pubblicazione del buon “Space Invader”, per il leggendario chitarrista statunitense è giunto il momento di pagare dazio ad un pugno di gruppi che hanno contribuito a plasmare la sua personalità ed il suo gusto musicale in tenera età. Raffigurato da una copertina fiabesca e sognante, “Origins Vol.1” include dodici episodi impeccabilmente eseguiti sotto ogni aspetto da un artista che, con il suo stile inimitabile, ha ispirato nel tempo un nutrito numero di chitarristi. Non è un caso, dunque, che in questo progetto il buon Ace si sia circondato di alcuni musicisti di fama mondiale come Slash, John 5 e Mike McCreedy dei Pearl Jam, attualizzando con gusto egregio e incontenibile energia alcune pietre miliari del classic rock. Altrettanto fondamentale appare il contributo offerto da una solida backing band, composta dal fidato chitarrista Richie Scarlet, dal bassista Chris Wyse (The Cult, Ozzy Osbourne) e dal batterista Scot Coogan (Brides Of Destruction). Non mancano un paio di momenti di pura autocelebrazione, in cui il protagonista si cimenta al microfono nelle sue “Cold Gin” e “Parasite”, mentre desta un certo stupore l’interpretazione, a onor del vero tirata un po’ per le lunghe, dell’oscura “Rock And Roll Hell” dei Kiss. Si spazia poi senza soluzione di continuità dall’anfetaminica “Till The End Of The Day” dei seminali The Kinks, alla monolitica “Wild Thing” firmata dai britannici The Troggs, nella quale troviamo in veste di ospite la chiacchierata Lita Ford. Vivide sfumature psichedeliche pervadono il cangiante tessuto sonoro di “Magic Carpet Ride” degli Steppenwolf, così come veniamo storditi dal furioso riff portante di “Spanish Castle Magic” della The Jimi Hendrix Experience. Non è da meno il blues passionale vergato dalla sincopata “Bring It On Home” dei Led Zeppelin, mentre veniamo investiti dalle abbondanti cascate di wah wah, che donano spessore alla malinconica “White Room” dei Cream. La pirotecnica “Emerald” dei Thin Lizzy fa scorrere ben più di un brivido sulla spina dorsale, ma la sensuale “Fire And Water” dei Free rappresenta un vero e proprio campanello d’allarme attivato dall’ugola del suo ex collega Paul Stanley. Questa breve partnership rappresenta l’ennesimo (temporaneo?) inizio, di un tormentato rapporto tra questi amici/nemici da una vita? Al momento non ci è dato sapere altro, ma non possiamo che ritenerci più soddisfatti di un lavoro che ripercorre in maniera certosina e filologica l’ABC della musica rock. Da avere.