8.0
- Band: ACEPHALIX
- Durata: 00:31:19
- Disponibile dal: 30/09/2022
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
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Fare le cose semplici, ricercare nell’essenziale la soluzione di molti problemi, scavare a fondo nel contenuto di alcuni classici per attingere da lì tutto quanto il necessario per la costruzione del proprio discorso musicale. Bene o male, sono sempre stati questi i presupposti della carriera degli Acephalix, avviata nel sudicio contesto della scena crust punk californiana e poco per volta, con il passare degli anni e delle release, spostatasi su registri death metal simili a quelli degli amici/colleghi Vastum, Necrot e Mortuous, i quali comunque non ne hanno complicato più di tanto la sostanza. Un percorso lineare soltanto sulla carta, però, dato che tra cambi di line-up, lunghe pause fra un disco e l’altro e qualche stop inaspettato (vedasi il bolso “Decreation”) i Nostri non hanno saputo diventare esattamente sinonimo di costanza e affidabilità, godendo soltanto in parte dell’hype che, da un paio di lustri a questa parte, circonda tutto ciò è metallo della morte tradizionale.
Il nuovo “Theothanatology” viene quindi licenziato senza chissà quali proclami da parte della 20 Buck Spin o aspettative nutrite dal pubblico, ma – in un impeto di audacia primitiva – finisce quasi clamorosamente per diventare uno dei dischi di genere più riusciti e divertenti dell’anno, spazzando via qualsiasi cosa prodotta in passato dal quartetto e rilanciandone alla grande le quotazioni all’interno della scena, complice l’apporto di musicisti esperti quali Adam Camara alla chitarra (membro live dei suddetti Mortuous) ed Erika Osterhout al basso (Chthonic Deity, Scolex). Un suono che più classico e ruspante non si può, eppure pervaso da una freschezza che sembra propagarsi dagli strumenti di chi suona ai muscoli di chi ascolta come una scarica elettrostatica, esaltando la maestria con cui le singole influenze vengono incanalate in brani cinetici, famelici, frutto di un attento gioco di dinamiche e cambi di registro. Laddove un attimo prima si avanza a colpi di clava presa in prestito da barbari come Master, Massacre e Benediction, tramite riff e soluzioni ritmiche a dir poco percussive e contagiose, un attimo dopo la formazione di San Francisco ripiega su soluzioni tenebrose che palesano le sue rinnovate mire artistiche, sfoggiando un lavoro di chitarra inaspettatamente maestoso e un parlato-cantato che sa tanto di dolente presa di coscienza della fugacità della vita.
Un flusso di RIFF (il caps lock non è un errore di battitura) che lungo il suo percorso trova anche il tempo di attorcigliarsi in melodie mortifere tutt’altro che banali (sentire “Innards of Divinity”) e di pescare soluzioni dalle zone limitrofe del genere, con l’eco della scuola thrash metal più brutale udibile qua e là durante l’ascolto (“Godheads” troviamo abbia una metrica molto simile a quella del classico “Omnivore” dei Demolition Hammer, mentre l’incipit di “Postmortem Punishment” potrebbe essere uscito dalla penna di James Reilly).
Se poi, all’efficacia del songwriting, aggiungiamo una resa sonora di prim’ordine a cura di Greg Wilkinson (Autopsy, Hyperdontia, Undergang) e un artwork splendido, firmato dall’italo-svizzero Ettore Aldo del Vigo, è davvero facile vedere in questo “Theothanatology” l’album della tardiva, ma apprezzatissima, maturità degli Acephalix, finalmente in grado di esprimersi su livelli degni dei loro maestri. Trenta minuti che sono un autentico bagno di entusiasmo e ignoranza.
