7.5
- Band: ACHERONTAS
- Durata: 00:53:43
- Disponibile dal: 26/06/2020
- Etichetta:
- Agonia Records
Spotify:
Apple Music:
Prolifici come pochi altri esponenti del filone black metal, tornano gli Acherontas con quella che, dati alla mano, è la nona uscita in cinque anni tra full-length, live album e split. Ritmi di pubblicazione frenetici che fortunatamente continuano a non avere grosse ripercussioni sulla verve della band di Atene, forte ormai di uno stile subito riconoscibile che gli consente di spiccare fra la massa anche quando – come in questo caso – subentrano un po’ di mestiere e di riciclo delle idee.
Archiviata la trilogia di “Formulas of Reptilian Unification”, V.Priest e compagni si ripresentano ai nastri di partenza con un lotto di brani ancora una volta sospeso tra quiete e tempesta, furia ieratica e meditazione esoterica; un sentiero spirituale che da coordinate prettamente anni Duemila (Nightbringer, Watain, ecc.) sprofonda in una valle di digressioni classic heavy, epic e persino hard rock, il tutto senza mai tradire le origini mediterranee dei suoi visitatori. Ciò che ha reso grandi opere come “Ma-IoN” e “Faustian Ethos”, a partire dall’elasticità del songwriting, l’intraprendenza dei fraseggi melodici e il sentimento insito nelle linee vocali, è qui riproposto scrupolosamente, racchiuso in una produzione a cura di George Emmanuel (Septicflesh, Rotting Christ, Lucifer’s Child) vibrante e corposa, probabilmente la migliore nella carriera del quintetto.
Ridotto ai minimi termini l’effetto sorpresa, ripescato qualche passaggio chitarristico dalle release precedenti, “Psychic Death – The Shattering of Perceptions” porta comunque a casa la vittoria sull’onda di un livello qualitativo innegabile (basti sentire la cura e la fluidità degli arrangiamenti) e di un pathos squisitamente ellenico che, per quanto non scaturisca in episodi monumentali come le vecchie “Therionic Transformation” o “Vita Nuova”, spazza via una buona fetta di concorrenza più intenta a costruire concept cerebrali che a scrivere canzoni degne di essere ascoltate.
Esempi perfetti di quanto appena illustrato sono la titletrack, “Coiled Splendor” e la conclusiva “Μαγεια των καθρεφτων (Magick of Mirrors)”, in cui l’amore mai celato per gli Iron Maiden emerge in maniera preponderante, ma a dirla tutta è l’intero platter a sedurre e convincere con il passare degli ascolti. Se dal black metal cercate introspezione prima ancora che aggressione, gli Acherontas non potranno che restare in cima alla vostra playlist.