7.0
- Band: ACROSS THE SWARM
- Durata: 00:22:57
- Disponibile dal: 04/09/2020
- Etichetta:
- Time To Kill Records
- Distributore: Goodfellas
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Potremmo sbagliarci, ma ci piace immaginare gli Across the Swarm come quattro ragazzi che, dopo un’adolescenza trascorsa sui bestseller di Slipknot, Lamb of God e Gojira, abbiano scelto la via del death metal moderno come logica prosecuzione dei loro ascolti e del loro modo di vivere la musica pesante. Un percorso artistico che dal 2014, anno di pubblicazione dell’omonimo EP, ha portato la band bolognese a supportare nomi più o meno affermati della scena nostrana come Electrocution, Fleshgod Apocalypse e Hideous Divinity e a siglare un accordo con l’intraprendente Time to Kill, label che oggi licenzia “Projections” dopo una serie di slittamenti dovuti alla pandemia.
Purtroppo, anche questa volta tocca accontentarsi di un’opera stringatissima (sette brani per ventidue minuti di musica), ma questo non significa che gli sforzi dei Nostri – raggiunti per l’occasione dal fenomenale Raphael Santini dietro le pelli (Cripple Bastards) – debbano essere sottovalutati o per qualche ragione ignorati dai fan di un certo tipo di sonorità, i quali potrebbero facilmente trarne una discreta fonte di divertimento. Pensate ad un sound ‘cibernetico’ in odore di “Organic Hallucinosis” e “Carnival Is Forever”, mischiatelo alla predisposizione per il groove dei Despised Icon e, per finire, fatelo scontrare con i tecnicismi lucenti di The Faceless, Fallujah e compagnia californiana… Questo, a grandi linee, il contenuto della tracklist, egregiamente composta, eseguita e prodotta per un risultato finale che colloca gli Across the Swarm sullo stesso livello di gente come Carnality e The Juliet Massacre e qualche gradino sotto i leader Despite the Exile e The Modern Age Slavery.
Un suono che, sebbene alcuni potranno non trovare ‘fedele alla linea’, evidenzia l’affinamento compositivo del quartetto e la sua volontà di percorrere strade a modo loro alternative, la cui cifra stilistica è tutta racchiusa nell’alternanza di ritmi tellurici e deflagrazioni bombastiche dell’opener “Monito”, di “Knowing Became Doing” o della titletrack. Ora non resta che aspettare un full-length vero e proprio.