6.5
- Band: ACT OF DEFIANCE
- Durata: 00:47:15
- Disponibile dal: 21/08/2015
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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L’anno scorso Chris Broderick e Shawn Drover lasciavano i Megadeth (per asserite divergenze musicali) e formavano poco dopo gli Act Of Defiance: per recensire questo loro primo album, intitolato “Birth And The Burial”, riteniamo opportuno partire da qui. Secondo quanto dichiarato da Broderick, infatti, l’idea di formare la nuova band sarebbe scaturita proprio dal fatto di avere pronti grandi riffs mai utilizzati per i Megadeth, che avrebbero costituito la base per le nuove canzoni degli Act Of Defiance. Tuttavia, chi sperasse di trovare in questi ultimi i nuovi Megadeth rischierebbe di rimanere fortemente deluso. Qualcosa di vagamente affine alla band di Mustaine magari si potrebbe ascoltare soprattutto nei primi brani dell’album, ma di fatto, di fronte al risultato finale, è indubbio come delle divergenze musicali vi fossero eccome con il buon Dave. Lo stile degli Act Of Defiance, infatti, è in generale parecchio americano, spaziando da un thrash aggressivo (più vicino forse a certe cose dei Testament o dei Pantera che non agli stessi Megadeth), ma aperto ad influenze del metalcore e del modern metal americano o perfino alternative sulla scia di band come gli Avenged Sevenfold. In realtà, la sensazione è che le cose funzionino meglio per gli Act Of Defiance proprio quando questi si mantengono più vicini a sonorità thrash, mentre quando accolgono tutte queste altre influenze, come avviene soprattutto nella seconda metà del disco, finiscono per perdere qualcosa in termini di impatto e tendono ad essere anche un po’ più banali e scontati. Dal punto di vista esecutivo, c’è da dire che funziona molto bene l’alchimia a livello strumentale non solo tra Broderick e Drover (ormai ampiamente collaudata) ma anche con il bassista Matt Bachand (Shadows Fall, Times Of Grace). Molto belli anche gli assoli di Broderick, nei quali questi fa emergere tutta la propria bravura e il proprio background (d’altronde, oltre che nei Megadeth, come si ricorderà, il chitarrista americano ha militato anche in altre grandi band come Jag Panzer e Nevermore). Per quanto riguarda il cantante Henry Derek, invece, bisogna riconoscere certamente la sua grande versatilità, però va anche detto che non ci è sembrato eccezionale nel cantato estremo ma neppure, almeno a nostro avviso, si può dire che possieda una bella voce quando canta in chiaro. In conclusione, “Birth And The Burial” è tutto sommato un buon esordio, che presenta tuttavia una serie di luci ed ombre: uno dei suoi principali limiti è forse quello di cercare di strizzare l’occhio da una parte a chi si aspettava un disco thrash, dall’altra alle tendenze del momento, rischiando però così di scontentare tutti. Le potenzialità tuttavia sono enormi, vedremo dunque che direzione prenderà la band per il futuro.