7.5
- Band: AD HOMINEM
- Durata: 00:31:19
- Disponibile dal: 28/02/2025
- Etichetta:
- Osmose Productions
Spotify non ancora disponibile
Apple Music non ancora disponibile
Dopo più di venticinque anni di attività, arriva il settimo sigillo della one-man band black metal Ad Hominem, personificata ovviamente dal tuttofare Kaiser Wodhanaz, con un titolo che è, e vuole essere, un vero e proprio manifesto: “Totalitarian Black Metal”.
Gli Ad Hominem, infatti, nel corso di questi anni hanno saputo farsi riconoscere ed in molti hanno iniziato ad apprezzarli per il loro stile diretto e senza compromessi di sorta. Per prima cosa possiamo subito rincuorare i fan del gruppo, dicendo che per fortuna non ci sono sorprese stilistiche su questo nuovo lavoro. Ciò che invece sorprende è la potenza della produzione, capace di esaltarlo in modo esagerato e di porlo di diritto tra le uscite più estreme e più interessanti in ambito black metal di questo 2025; saranno i fan a determinare se anche i contenuti, oltre alla produzione killer, sono tali da consacrare questo album come il miglior prodotto uscito dagli Ad Hominem.
Dopo una breve intro che ha solo lo scopo di prepararci psicologicamente all’imminente ondata di violenza che ci travolgerà, arriva il pugno in faccia intitolato “Gas Mask Devastation”: questo brano è composto da un riff sì lineare ma capace di trascinarsi dietro il ritmo, per poi essere rimpiazzato da un midtempo sostenuto da una base ritmica in primo piano, su cui basta un semplice motivo black metal a far volare l’intero pezzo.
È un po’ tutto il lavoro, in effetti, a reggersi su poche idee ma ben realizzate, su brani dal minutaggio risicato e da un intenso muro sonoro alimentato da odio e distruzione. Già a partire dai titoli delle canzoni, che alcuni possono ricordare un po’ quelli utilizzati da gruppi come Sodom, Impaled Nazarene e Carpathian Forest, trasuda il nichilismo oltranzista che anima Kaiser Wodhanaz, artista francese che ora vive in Piemonte. Come in passato, persistono anche stavolta sul nuovo album alcune influenze black metal di gruppi come Marduk, ma in modo più persistente diverse influenze si rifanno in generale al thrash metal e al black’n’roll e vanno ad arricchire lo stile crudo e brutale degli Ad Hominem.
Dopo la title-track, inno di una violenza fine a se stessa, si arriva proprio ad uno dei pezzi imbevuti dalle influenze stilistiche sopra nominate (Carpathian Forest compresi), ovvero “Choke The Woke”. Il risultato qui è davvero ottimo, ed il brano è uno dei migliori dell’intera release. Subito dopo si piomba nell’incubo nucleare di “The Nuclear Solution”, altro brano micidiale in cui su un ritmo vorticoso arrivano ad intermittenza sciabolate dissonanti che hanno l’effetto delle sirene che preannunciano il disastro totale.
Per sentire il primo riff vagamente melodico bisogna arrivare alla conclusiva “Dekontamination” e questo la dice lunga sulla rigorosa intransigenza di questo prodotto, ma uno dei segreti di questo full-length è anche la breve e concentrata durata dei suoi brani e la sua risicata (forse anche troppo) durata complessiva.
Mai come in “Totalitarian Black Metal” a simili proclami di distruzione di tutto ciò che circonda la band è seguita una risposta sonora così concreta e figlia dello stesso odio. Probabilmente non a tutti il black metal suonato e concepito in questo modo è il più congeniale tra tutti quelli esistenti, ma va dato atto agli Ad Hominem di essere riusciti a confezionare una bomba sonora ad altissimo potenziale.