6.0
- Band: AD INFINITUM
- Durata: 00:43:02
- Disponibile dal: 03/04/2020
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo l’ascolto del singolo “Marching On Versailles” e dell’opener “Infected Monarchy” si potrebbe avere la sensazione che questo album d’esordio si profilerà come l’ennesimo lavoro di metal sinfonico e melodico fondato sulla caratteristica della voce femminile. Il ‘solito’ episodio di epigonismo sul solco di Nightwish, Epica e così via. Fortunatamente però “Chapter I: Monarchy” degli Ad Infinitum non è – solo – questo. La nuova band svizzera prova infatti ha realizzare un album dove convivono più anime e diverse scelte stilistiche, senza abbandonarsi troppo alla ripetitività dei cliché del genere, proponendo dieci brani moderatamente variegati e, in alcuni frangenti, abbastanza validi.
Ci sono certamente momenti in cui si cerca l’immediatezza a tutti costi, con la complicità di ritornelli oltremodo catchy: la già citata opener, ma anche “Fire And Ice” dal forte sapore pop, e la lineare ma efficace “Demons”. Non mancano però brani con arrangiamenti più ricercati, che non brancolano alla ricerca della melodia azzeccata, ma che puntano alla realizzazione di un pathos armonioso, utilizzando con vera maestria la forte presenza di partiture orchestrali: l’energica “See You In Hell”, la conclusiva “Tell Me Why”, ma specialmente “I Am The Storm”, il miglior brano del lotto grazie a un pregevole equilibrio tra gli stilemi tipici del metal sinfonico e incursioni in un power elegante vicino ai Kamelot.
Al contempo è impossibile non notare degli scivoloni, in canzoni che risultano davvero troppo derivative, scadendo nelle più banali riproposizioni manieristiche del genere di partenza. Nonostante l’ottimo lavoro di ogni singolo componente dal punto di vista tecnico (con la performance della cantante Melissa Bonny sugli scudi, nonostante non si possa parlare di una vocalist dotata di grande personalità), pezzi come “Maleficent”, “Live Before You Die” e “Marching On Versailles” restituiscono lo stucchevole senso di ‘già sentito’ – che è il vero rischio che si assume chi intraprende, oggi, la strada di questo specifico segmento del metal.
“Chapter I: Monarchy” è dunque un lavoro che non può essere certamente derubricato come la solita paccottiglia derivativa. Sono tangibili gli sforzi di un combo che prova a inserire qualche elemento più ricercato negli schemi preimpostati del genere all’interno del quale si è deciso di muoversi. Certamente il desiderio di incidere anche da un punto di vista puramente commerciale implica un compromesso: realizzare un album altalenante, non costantemente nel segno della ricerca e della qualità. È quello che succede in questo debutto, che risulta ambivalente, poiché caratterizzato da spunti interessanti ma anche povero di veri elementi di novità.