7.0
- Band: AD INFINITUM
- Durata: 00:56:42
- Disponibile dal: 29/10/2021
- Etichetta:
- Napalm Records
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Dopo un esordio non molto entusiasmante, perché schiacciato in un meccanismo troppo stringente di stereotipi ed epigonismo, gli svizzeri Ad Infinitum ci riprovano, realizzando una seconda fatica che si configura come un passo avanti decisamente positivo. “Chapter II: Legacy” è infatti un buon disco di metal sinfonico, fedele alla tradizione – purtroppo non troppo variegata – che il genere impone, ma caratterizzato da un piglio compositivo fresco, godibile, a tratti anche piuttosto personale.
Il genere in questione è tra i più spinosi nell’universo del metal, connotato da una sorta di semiotica tutta sua: la voce femminile (che ogni tanto dialoga con un growl), le onnipresenti orchestrazioni, la ricerca inesausta di ritornelli dal sapore pop, il tutto mosso dal desiderio di risiedere in uno spicchio commerciale – che però è ormai affollato da band pretenziose o da grandi classici inespugnabili come Nightwish, Epica, Xandria, Within Temptation. Gli Ad Infinitum sembrano aver capito che muoversi all’interno di questo genere richiede dunque un altissimo tasso di ispirazione per poter spiccare in un marasma spesso indistinguibile; e no, non è compito facile nel recinto esteticamente tanto stretto come quello del metal sinfonico di questo tipo. Eppure in questo album qualcosa accade. Nulla di dirompente, nessuna rottura con il magistero delle band di riferimento, ma in brani come “Inferno” e “Animals” si percepisce un tessuto compositivo ispirato, efficace e – se si apprezza questo genere – a tratti delizioso da ascoltare. Non c’è la paura di osare, con immersioni nel metal più moderno e un riffing talvolta non scontato (“Your Enemy” e l’ottima “Afterlife”), ci sono legami con certo power metal di qualità che rese grandi i primissimi Nightwish, in pezzi di buonissima fattura come “Into The Night” e “Haunted” (perfetti, ad esempio, per chi ha nostalgia di certi Sonata Arctica). Insomma, al netto degli episodi più deboli (che non mancano, ma sono marginali, e non eccessivi) gli Ad Infinitum da un lato producono un metal sinfonico perfetto per i fan del genere, ma dall’altro sono in grado di allestire un discorso musicale di classe, mai sguaiato, e in un certo modo mosso da una qualche urgenza espressiva (aspetto, quest’ultimo, sempre più raro in determinati generi).
Da un punto di vista esecutivo ogni musicista coinvolto in questo album osa molto di più rispetto al precedente, complici arrangiamenti meno telefonati o banali (anzi, talvolta inaspettatamente ricchi), che aprono le porte all’esposizione di doti tecniche apprezzabili. Naturalmente a emergere maggiormente non può non essere la performance della vocalist Melissa Bonny, che qui appare irrobustita dall’esperienza, non più irrigidita o nascosta dietro al muro delle grandi maestre del genere (in particolare in “Son Of Wallachia” si assiste a un’esecuzione coinvolgente e dalla grande perizia tecnica).
“Chapter II: Legacy” è un ottimo album se si è seguaci di certo metal sinfonico – anzi: un vero e proprio must-have; allo stesso tempo ha dei momenti davvero interessanti e piacevoli anche per chi è interessato al power metal più morbido. E questo non è poco, specialmente dopo un esordio che non avrebbe fatto scommettere nulla sul buon destino di questo combo svizzero.
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