7.5
- Band: ADAGIO
- Durata: 00:47:39
- Disponibile dal: 02/02/2009
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
E’ indubbio che la scena francese sia in continua ascesa all’interno del panorama heavy metal internazionale e gli Adagio, arrivati al considerevole traguardo del quinto album in carriera, possono ormai ritenersi una delle band più interessanti e particolari che la Francia abbia partorito in ambito power-progressive. La band, dopo aver reclutato Christian Palin al microfono, continua la propria evoluzione sonora, limando ulteriormente il proprio suono, estremizzandolo, ed aggiungendo elementi fino ad ora sconosciuti nel DNA della formazione. In effetti, l’etichetta power-progressive calza ormai veramente stretta al gruppo che, con questo nuovo episodio, ha veramente voluto spiazzare l’ascoltatore mischiando i classici elementi distintivi del proprio sound (fortunatamente non abbandonati) ad altri come blast beat, growl, riff pesanti e carichi di groove alla Pantera, riuscendo fortunatamente ad amalgamare tutti gli ingredienti in un mix originale e, lasciatecelo dire, ben riuscito. Sicuramente i nuovi elementi faranno storcere il naso ai puristi del genere, ma, fortunatamente a nostro avviso, riescono a dare freschezza al suono e, perché no, a catalizzare l’attenzione di chi non ha mai potuto digerire la staticità e la ripetitività di un genere poco incline alle sorprese. Christian Palin non ha perso tempo e, seppure al debutto con questo “Archangels in Black”, appare ben inserito all’interno del gruppo e si rende protagonista di una buona prestazione, anche se purtroppo non esente da critiche. L’interpretazione è sicuramente valida e sentita per tutte e nove le tracce, anche se in certi casi il singer scimmiotta un po’ troppo l’illustre Russell Allen, rendendo plausibile l’ipotesi che il cantante dei Symphony X in certi momenti sia presente come guest (sentite la parte iniziale di “Vamphyri” per credere). Stéphan Forté, carismatico leader della band, riesce nuovamente a stupire e riesce a strappare applausi tanto in veste di songwriter e di ritmico, quanto di puro shredder nella veste di solista. Seppur di buon gusto e carattere quest’ultima pecca di un po’ di pathos e calore che sicuramente avrebbe aggiunto un po’ di umanità all’esecuzione strumentale, che seppur ineccepibile suona un po’ troppo artificiale. Difficile comunque trovare un episodio sotto tono: nei quasi cinquanta minuti di durata l’album si attesta su buoni livelli di qualità e dopo qualche ascolto necessario per metabolizzare l’inusuale mix di generi non si farà fatica ad apprezzare la qualità delle composizioni. Inutile rimarcare nuovamente in fase di chiusura la bontà del lavoro: sarà invece interessante indovinare cosa tireranno fuori dal cilindro gli Adagio con il loro prossimo album… per ora limitiamoci a gustarci la loro ultima fatica!