6.5
- Band: ADAGIO
- Durata: 00:42:40
- Disponibile dal: 28/07/2006
- Etichetta:
- Locomotive Music
- Distributore: Frontiers
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Cambiano pelle i francesi Adagio, e lo fanno nel miglior modo possibile. A molti era piaciuto l’esordio “Sancus Ignis”, ma altrettanti ne avevano individuato subito i punti deboli, su tutti l’eccessiva somiglianza con quanto già al tempo proposto dai ben più noti Symphony X. Spiccava infatti in modo eccessivo la componente prog mischiata ad un power metal neoclassico, che poco concedeva all’immaginazione. Ora le cose sono cambiate a quanto pare, ed il buon Stefan Fortè (un vero e proprio virtuoso della sette corde) sembra essersi orientato verso un sound oscuro, pesante, a tratti davvero incazzato. Già l’intro ci ricorda i (migliori) Cradle Of Filth, poi via con sweep e scale chitarristiche ed entriamo subito nell’atmosfera dell’album, così varia da lasciarci quasi interdetti. Buonissima anche la prova su tutto l’album del singer, che si districa agevolmente tra passaggi puliti tipicamente power ed inserti in growl più vicini a quanto proposto da Children of Bodom e affini. Non mancano i pezzi più classicamente power ovviamente, dove anche i vecchi fan possono trovare terreno franco. Parliamo di pezzi speed come “Fire Forever”, la spaccaossa “Children of the Dead Lake” o la misteriosa “The Darkitecht”. Pezzi che sicuramente donano varietà al platter, ma che orbano il dischetto della dovuta credibilità strutturale, facendoci passare senza soluzione di continuità da pezzi al limite del black sinfonico ad altri ben più vicini ai vecchi Helloween di quanto sarebbe stato lecito attendersi. Un pezzo come “R’lyeh the Dead”, affascinante nella sua ostica oscurità ostentata, piazzato in mezzo all’album perde di valore, risultando oltremodo slegato dal resto delle tracce. E’ anche vero che questo è il primo passo che la band francese avanza sulla nuova strada, quindi possiamo vedere “Dominate” come il classico disco di transizione tra passato e futuro, dove i musicisti imparano a convivere con le nuove coordinate stilistiche, ora ancora in modo goffo. Un buon disco, in definitiva, con pezzi più validi ed altri più piatti, onusto di arrangiamenti e di virtuosismi, che sarà apprezzato più dai nuovi fan che da chi aveva amato i precedenti lavori.