6.5
- Band: ADE
- Durata: 00:48:01
- Disponibile dal: 07/15/2016
- Etichetta:
- Xtreem Music
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Terza prova sulla lunga distanza per i capitolini Ade, realtà che ormai da una decina d’anni lotta caparbiamente per emergere dall’underground tricolore e affermarsi a livello internazionale con il suo death metal epico e brutale, ispirato in egual misura dalla scuola americana di Nile e Morbid Angel e da quella polacca di Decapitated e Behemoth. Strappato un contratto con la prolificissima Xtreem Music, etichetta che siamo certi porterà il loro nome all’attenzione di un pubblico più vasto e vorace, i Nostri si riaffacciano sul mercato con “Carthago Delenda Est”, ambizioso concept album sulle guerre puniche e sui personaggi che ne segnarono il drammatico sviluppo, in un’escalation dai toni feroci, marziali e – tocca sottolinearlo – vagamente ridondanti. Se infatti dovessimo rintracciare un limite nel songwriting del quintetto, altrimenti curato e privo di grosse sbavature, quello sarebbe senza dubbio la tendenza a strafare, che nella fattispecie si traduce in brani eccessivamente diluiti e carichi di spunti, in cui può diventare difficile orientarsi. Ogni pezzo gode di strutture ricche di cambi di atmosfera di tempo, cui si aggiungono sample, orchestrazioni e inserti folkeggianti, e l’impressione è che non sempre gli Ade sappiano venire a capo della matassa da loro stessi intrecciata. Una sforbiciata – anche a livello di minutaggio – avrebbe sicuramente giovato all’impatto complessivo della tracklist, tarpata nella sua parte centrale da episodi prolissi e macchinosi (“With Tooth and Nail”, “Scipio Indomitus Victor”). Di contro, le cose migliorano notevolmente quando le chitarre di Fabio e Nero e la sezione ritmica di Caligvla e Commodvs si abbandonano a parentesi snelle e fluide, perfette per esaltare la suddetta componente cinematografica e il growling del neoentrato Traianvs, autore di un’ottima performance al microfono. “Across the Wolf’s Blood”, “Zama: Where Tusks Are Buried”, “Excidium” o la conclusiva “Sowing Salt” (forse l’apice dell’intero platter), con i loro riff circolari e la loro genuina espressività, ci mostrano una band ben più competente dei tanto strombazzati Ex Deo, alla quale servirebbe solo un po’ più di accortezza per spiccare il volo.