7.0
- Band: ADRENALINE MOB
- Durata: 00:51:32
- Disponibile dal: 24/02/2014
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Ci hanno messo tutto sommato poco, gli Adrenaline Mob, a ripresentarsi sul mercato. Il loro album di esordio “Omertà”, uscito più o meno in questo stesso periodo nel 2012, ci presentava una band di star in grado di comporre buona musica, ma ci lasciava qualche dubbio sull’effettiva longevità del progetto stesso, apparentemente troppo vincolato alla presenza e al carisma dei grossi nomi presenti per sopravvivere ad eventuali cambi di line-up. Il tempo ci ha mostrato che ci sbagliavamo perché, se un grosso abbandono c’è effettivamente stato (il batterista Mike Portnoy è uscito dalla band subito prima della registrazione di questo “Men Of Honor”), Mike Orlando e Russell Allen hanno invece proseguito, senza peraltro snaturare assolutamente sound e direzione musicale. Siamo ancora in territori groove e alternative metal, con un approccio molto moderno ai suoni, un songwriting decisamente basato sulle ritmiche ed un occhio fortemente strizzato a melodie semplici e di facile assimilazione, in contrasto con l’apparente durezza del quadrato impianto strumentale. Non ci allontaniamo dunque troppo dalle coordinate di “Omertà”, e queste dodici nuove tracce si muovono su sonorità ed equilibri decisamente paragonabili. Sono presenti quindi due o tre brani (“Can You feel The Adrenaline” e “Come On Get Up” su tutti) arcigni e sgraziati, contornati da un Allen quanto mai sporco e rallentati da riff brutali di Orlando su accordature ribassate, inclini ad accelerare solamente alla fine del brano. Accanto a questi troviamo anche qualche curioso pezzo più radiofonico, che non disdegna l’uso di suoni spesso acustici (“Behind This Eyes”, “Crystal Clear”) e alcuni brani, più belli, che invece sfruttano tutta la dinamica ed il coinvolgimento che questo genere mette a disposizione. E’ su queste coordinate che nascono dunque i pezzi migliori, come la bella “Dearly Departed”, erede di quella “Hit The Wall” che apprezzammo tanto sul debutto, o la title track, ben bilanciata tra riff pesanti, hook melodici e ottimi tempi di batteria. Come avveniva sul debutto, l’elemento che anche stavolta apprezziamo di più è la chitarra di Orlando: saldo e personale in ogni riff si rivela creativo anche in fase solista, profondendosi in fraseggi e passaggi sempre azzeccati al pezzo e altamente funzionali. Anche il nuovo batterista Aj Pero ci convince, raccogliendo con scioltezza le bacchette fatte cadere dal barbuto ex batterista dei Dream Theater e mostrandosi una new entry quanto mai azzeccata. Con il solito buon Allen a completare la lineup, non vediamo motivi particolari per parlare male di questa band. La proposta musicale è onesta: abbastanza distante dai terreni calcati da Allen per non farci parlare di mossa commerciale per raccattare qualche soldo a discapito dei fan e al contempo anche abbastanza fedele a se stessa per non sembrare un artefatto tentativo di buttarsi su generi più moderni per non perdere il treno del trend attuale. “Men Of Honor” è dunque un buon album, forse un pelo sotto al precedente per la mancanza di almeno un paio di pezzi che veramente ci esaltino (la sola “Dearly Departed” ci è sembrata veramente superiore) ma sicuramente apprezzabile e godibile, soprattutto da parte di chi in queste sonorità più groove ci sguazza da sempre. Portnoy, vi chiederete? Non pervenuto. La sua assenza non viene del tutto notata, anche grazio all’ottimo Pero, ma ci fa capire come, forse, in questa band il personaggio più ‘appiccicato’ sopra una line altrimenti solida fosse proprio lui.