7.5
- Band: ADRENALINE MOB
- Durata: 00:49:43
- Disponibile dal: 19/03/2012
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
Spotify:
Apple Music:
Dopo l’EP che durante l’estate aveva rotto il silenzio discografico di Mike Portnoy in seguito alla sua dipartita dalla oramai ex band madre, ecco che finalmente arriva sugli scaffali dei negozi di dischi il debutto completo degli Adrenaline Mob, band messa in piedi proprio dal contestato e contraddittorio batterista, insieme con il chitarrista Mike Orlando e Russel Allen, vocalist anche nei Symphony X. Senza indugio, dobbiamo subito ammettere che il potenziale mostrato dai quattro inediti inclusi nell’omonimo Ep viene confermato ed anzi espanso grazie all’aggiunta di altre otto canzoni varie e trascinanti che, con le quattro già ascoltate, creano un risultato solido e piacevole, ottimo esempio di metal moderno suonato con gusto e classe. La ben nota qualità tecnica dei musicisti coinvolti non diventa per fortuna la scusa per infarcire di virtuosismi fini a loro stessi l’intera lunghezza del CD, ma, anzi, questi rimangono quasi in secondo piano, preferendo lasciare il ruolo principale ad altre caratteristiche, quali ad esempio la ricerca di una linea melodica che funzioni o l’uso di partiture ritmiche che privilegino groove e dinamica. Il risultato è dunque un disco di relativamente facile approccio per l’ascoltatore, che si trova ad apprezzarlo senza troppe difficoltà fin da subito, ma che può anche scoprirne l’intero potenziale dopo ripetuti ascolti. “Omertà” è un disco che ha il dono di colpire subito nella quantità sufficiente a suscitare interesse e che con il tempo riesce anche a crescere, facendosi osservare secondo prospettive diverse e mostrando diverse angolature di se. Dalle tracce più moderniste e rumorose come “Undaunted”, “Psychosane” e “Down To The Floor” a quelle piene di melodia come “All On The Line” o “Indifferent”, passando per pezzi più complessi e progressivi quali “Believe Me” o la spettacolare “Hit The Wall”, “Omertà” è sempre in grado di fornirci buoni spunti su cui muovere il collo e battere il piede, o anche solo da canticchiare sottovoce seguendo semplici ma azzeccate melodie. Rock nell’animo, ma metal nella sostanza, questo disco vive soprattutto della contrapposizione trai ritmi frizzanti e pieni di tiro creati da Portnoy e la cangiante chitarra di Orlando, vero erede del suono sporco e personale di Zakk Wylde. Il vocione di Allen è poi il definitivo valore aggiunto: rabbioso e arcigno su alcuni passaggi, melodico e meditativo in altri, ma sempre intenso e perfetto; su questo disco il bravo cantante trova infatti una ideale base su cui poter lavorare anche di fantasia, provando una quantità di registri più vasta e varia del solito. Comunque, al di là delle performance strepitose di Portnoy e Allen alle rispettive postazioni, forse a stupirci più di tutti è proprio la prestazione di Mike Orlando. I suoi riff spessi, pesanti, distorti e carichi di energia metal allo stato primitivo sono in ultima battuta i veri protagonisti di quasi tutti i brani, base perfetta per il drumming eclettico di Portnoy e per le possenti vocals di Allen. Peccato solo per un paio di pezzi, come la conclusiva “Freight Train” e la brutta cover dei Duran Duran “Come Undone”, che abbassano il livello generale… A parte questi pochi filler, comunque, possiamo dire: ‘ben fatto!’. Ora non resta che da sperare che tanta buona musica sia il frutto del lavoro di una vera e propria band e non di quello di un transitorio studio-project…