7.0
- Band: ADUANTEN
- Durata: 00:18:24
- Disponibile dal: 07/05/2021
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La formazione degli Aduanten prende il la dallo scioglimento dei Vex, band texana attiva dalla fine degli anni ’90 all’interno di un segmento death con risvolti piuttosto melodici, ma si può dire che non ne faccia necessariamente le veci, anzi. Il progetto del gruppo è decisamente nuovo, infatti, volto ad un death metal con un velo di malinconia piuttosto marcato, che va a connotarsi all’interno di comparti più aperti ad afflati progressivi e melodici, pur non mancando di sostanza e aperture violente. Il velo di tristezza che ammanta “Sullen Cadence” è strutturale, intrinseco, e non di rado emergono giri le cui armonie divengono struggenti nel corso dei quattro brani qui presentati. Non stupisce del resto che tra le influenze della band, oltre a Novembre e Katatonia, ben presenti, figuri anche un nome come quello dei Joy Division, le cui trame chitarristiche sembrano talvolta fare eco ad alcuni passaggi (come nella titletrack, sicuramente il brano più completo del lotto, con le sue reminiscenze che variano dal melo-death di stampo scandinavo ad un post rock prettamente USA). Quattro brani per una ventina di minuti, con una partenza in medias res e un’immediata dimostrazione della propria bontà tecnica, rendono questo EP, autoprodotto, un lavoro fresco e dinamico, assolutamente da prendere in considerazione, con continue rincorse fra midtempo pregni di groove, riff memorizzabili e talvolta irresistibili, quasi prettamente heavy, e una creazione atmosferica dirompente.
Se proprio dobbiamo trovare un difetto, l’ascolto a prima vista potrebbe sembrare un po’ impalpabile, figlio forse di un’esigenza espressiva notevole, di una necessità di buttare fuori che, qualora mancasse della necessaria attenzione, risulterebbe quasi effimera, un piacevole sottofondo e nulla più, mentre si richiede un po’ di dedizione per arrivare al fulcro dell’esperienza: unico punto forse da tenere in considerazione per un lavoro di lunga durata. Da menzionare la presenza di ospiti come Damian Herring degli Horrendous (che ha anche mixato e masterizzato l’EP) e Tanner Anderson (Obsequiae e peraltro live in Panopticon) sempre alla voce, che impreziosiscono il disco pur lasciandolo lineare e compatto. Tra qualche apertura elettronica, qualche altra più inaspettata (come l’intro dell’ultimo brano), “Sullen Cadence” cresce ad ogni giro sul lettore e rende il nome degli Aduanten tra quelli da segnarsi per un futuro full-length. Buon inizio.