8.0
- Band: ADVERSARIAL
- Durata: 00:37:23
- Disponibile dal: 21/08/2015
- Etichetta:
- Dark Descent
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Intuire i punti di riferimento degli Adversarial non è un’impresa impossibile, a maggiore ragione se si è avidi ascoltatori delle frange underground più stranianti e oltranziste. Il death metal imperioso degli Immolation, il black metal deviato della recente scuola transalpina e degli ultimi Mayhem, una punta di Ulcerate e di quel filone techno-death apocalittico che i neozelandesi hanno ravvivato negli ultimi anni. Queste sono le principali fonti di ispirazione da cui i canadesi partono per proporre ritmi propulsivi che inducono ad uno stato ipnotico, per poi virarli verso sinistre rarefazioni e oscure venature doom. È un sound che poggia tutto su una sezione ritmica martellante e distorsioni asprissime, che non disdegna però il ricorso a potenti aperture, queste ultime quasi inaudite per un sotto-genere che ultimamente pare vivere di formazioni che fanno a gara a chi è più contorta e astratta. Break pesanti calati lì proprio quando i contenuti si fanno più dissonanti e inaccessibili, alleggerendone la fruizione per ripercorrere quei sentieri più volte battuti dai suddetti Immolation. A differenza di altre band oggi in voga, che a volte sembrano nascondersi sin troppo dietro un’aria enigmatica e un minimalismo o un’astrusità che alla lunga lasciano il tempo che trovano, gli Adversarial mantengono l’arte del riff al centro delle loro composizioni. Le andature sbilenche e i mantra ossessivi vengono squarciati da aperture chitarristiche che richiamano – in una chiave più bestiale – i grandi padri del death metal: in un primo momento si resta senza fiato nel cercare di uscire indenni da un labirinto di dissonanze e disturbanti brusii, ma poco dopo ci si può imbattere in una bordata in doppia cassa di rara potenza e calore. Gli Adversarial hanno scavato in profondità nelle loro influenze e si sono portati a un nuovo livello, lasciando un po’ da parte le velleità troppo ermetiche per ricordarsi che il metal estremo, anche quello più progressivo, ha nei riff il suo motore principale. Nonostante una personalità magari non subito lampante, questo secondo full-length del terzetto di Toronto è un prodotto di qualità molto elevata e diffusa, senza cali e ricco di oscura emotività in ogni suo angolo. La dimostrazione di una forte crescita e, senza dubbio, un grande album.