8.0
- Band: ÆNIGMATUM
- Durata: 00:45:11
- Disponibile dal: 13/08/2021
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
- Distributore: Audioglobe
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Arrivano al secondo album, gli Aenigmatum, ennesima realtà partorita dal fertile sottobosco del cosiddetto Pacific Northwest statunitense, ormai patria di numerose formazioni riconosciute a livello internazionale. La band – i cui membri si sono già segnalati per esperienze in gruppi come Ascended Dead, Skeletal Remains o Torture Rack – si nutre della passione dei propri componenti per il black-death metal, sostanzialmente declinato in ogni sua sfaccettatura. La parola d’ordine per gli Aenigmatum sembra quasi essere la jam session, visto il modo in cui le loro composizioni si librano, spesso deviando dal tema iniziale per cavalcare un’epica melodia e rincorrere soluzioni sempre più sferzanti e progressive.
Se la proposta del quartetto di Portland ha una matrice intellettuale e complessa, le canzoni spesso paiono anche frutto di una rielaborazione di pancia dell’operato dei propri vecchi idoli, dove le chitarre si ritrovano in più occasioni a ricamare senza riserbo riff e motivi che non sfigurerebbero in qualche opera svedese degli anni Novanta. Il tutto avviene con una certa grazia, una tendenza in certi casi molto spiccata verso un registro epico ed evocativo che si manifesta anche attraverso il sovrapporsi di più temi e un passaggio da un minimalismo old school a quella vena pseudo-orchestrale di ispirazione techno e melodic death metal di una volta. Il risultato è un disco dai suoni ricchi e vari, dalle strutture fantasiose e dagli arrangiamenti attentamente calibrati: una formula che sfocia in canzoni che hanno dentro di sè una grande forza comunicativa e che, con le dovute proporzioni, colloca il gruppo statunitense in una terra di mezzo fra l’eccentrico sound dei The Chasm e il furioso e al contempo euforico melodic death metal dei primi Anata e dei Dark Tranquillity di “Of Chaos and Eternal Night”, senza dimenticare un tocco dell’ariosa vena narrativa opethiana nei momenti più controllati. Considerato lo sviluppo imprevedibile dei suoi brani, i quali di rado seguono formule condensate e appiattite, è insomma normale che “Deconsecrate” colpisca innanzitutto per ritmo e capacità di indurre curiosità nell’ascoltatore, facendo presto intendere come gli Aenigmatum abbiano saputo escogitare in questo loro secondo full-length album un interessante linguaggio espressivo, forte di un tessuto sonoro abilmente intrecciato ma al contempo fluido, dove non sono pochi i riff e i passaggi a restare subito in mente. Un viaggio che vale la pena intraprendere, se come ascoltatori si ha un debole per un’impronta prog applicata al metal estremo di estrazione anni Novanta.