7.5
- Band: AEON
- Durata: 00:50:43
- Disponibile dal: 16/11/2012
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Sony
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Tornano gli Aeon, ormai una delle realtà più solide della frangia death metal del roster Metal Blade (in vero mai troppo numerosa). “Aeons Black”, che vede il ritorno del batterista originario Arttu Malkki e l’esordio ufficiale del bassista Marcus Edvardsson, è il frutto di due anni di songwriting nei quali il gruppo svedese ha evidentemente composto parecchio e provato varie soluzioni, tanto da arrivare a proporci una tracklist di ben quindici tracce, quattro delle quali strumentali. Registrato e prodotto questa volta esclusivamente in Svezia, il platter si snoda articolandosi tra momenti di pura linearità alla Deicide e improvvise digressioni nel caos organizzato di marca Morbid Angel, tra fasi di più agevole ascolto e momenti in cui l’ensemble ama flirtare con la tecnica e le soluzioni più articolate tipiche della vecchia scena floridiana. La cifra del disco può quindi apparire un po’ questa: il continuo allentarsi e irrigidirsi della tensione in percorsi che, apparentemente “piani”, si fanno a volte più tortuosi. Rispetto ad altri lavori del quintetto, come ad esempio il precedente “Path Of Fire”, l’album si caratterizza però per una maggiore varietà stilistica e anche per un certo istrionismo di fondo, frutto appunto di una ricorrente miscela di varie scuole di pensiero death metal (anche se in prevalenza statunitensi). In questa occasione si nota, in particolare, una spiccata influenza dei Cannibal Corpse più recenti – quelli post-“Kill” – che rende l’afflato strumentale dei Nostri ben più corposo rispetto al passato; esplicativa, in questo senso, già l’ottima opener “Still They Pray”, che parte all’insegna di classiche barbarità death metal “deicidiane” e si trasforma nella seconda parte in un episodio più composto che sembra uscito dalla penna di Alex Webster o Pat O’Brien. Forse “Aeons Black” si lascerà apprezzare quasi esclusivamente dai grandi appassionati del genere, per le sue continue circonvoluzioni e i suoi richiami non sempre seguibili o identificabili fino in fondo dai meno avvezzi a certe sonorità; nonostante questo, resta comunque un disco in fondo curato e vitale – certamente più del suo diretto predecessore – che stimolerà il palato dell’ascoltatore death metal più legato alla tradizione e, ovviamente, quello di tutti i fan degli Aeon.