8.0
- Band: AEONS
- Durata: 00:44:56
- Disponibile dal: 10/09/2021
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Per non vedere il mondo solo in bianco e nero, seguiamo i suoni degli Aeons e trasportiamo il nostro inconscio in un viaggio sonoro ed emozionale creato da momenti più malinconici ed alcuni più rabbiosi, altri ancora più speranzosi e alcuni definitivamente cupi. Evase dall’isola di Man, le sonorità del quintetto non sono nuove al palcoscenico internazionale e già nel 2019, con il debutto “A Tragic End”, erano entrati nella classifica dei dieci album progressive più importanti dell’anno secondo il sito Worship Metal, assieme a gruppi quali Tool e Opeth. Questa prima menzione ha permesso di avere una certa risonanza tra gli addetti ai lavori, e con questo tipo di basi poste in essere sicuramente viene richiesto qualcosa di più ogni volta e si è sempre pronti, da parte di pubblico e critica, a notare con disappunto i passi falsi; con tanti occhi puntati addosso, i cinque si sono mossi con i loro tempi e, rimanendo indipendenti, hanno costruito il loro viaggio successivo con molto scrupolo. Il risultato è “Consequences”, gemma che abbraccia numerose influenze, dai momenti progressive death degli Opeth (gli arpeggi e le trame di “Hades And Persephone”) ai granitici ritmi djentcore dei Veil Of Maya, riscontrabili in molte scariche sonore e nelle parti cantate ruvidissime, dagli Slipknot più diretti di “Wait And Bleed” della subito assimilabile melodia del ritornello di “Lighthouse”, ai Deafheaven dei momenti eterei che sfociano nell’urlato del cantante come nella conclusiva “Evelyn”. Come si è visto, tutto quello che sembra posizionarsi agli antipodi musicali, qui si amalgama in maniera quasi alchemica: si passa infatti dal brano con la costruzione strofa-ritornello più tagliato come singolo, “Lighthouse”, al momento quasi completamente acustico di “Blight” ad altri che sono delle staffilate sonore, in grado di inchiodare l’ascoltatore e trasportarlo in un immaginario pit dove continuare ad essere travolti. Come con “Bloodstains”, vuoi per intrecci di chitarre di altissimo livello in “Hades And Persephone” o per la conclusiva “Evelyn”, cupa, potente e a tratti post-rock alla maniera dei Ne Obliviscaris. Una barca in balia delle tempeste che cerca una luce, un porto sicuro: così ci fanno sentire gli Aeons, molto probabilmente anche grazie all’alternarsi di tre voci tra il pulito e lo scream; infatti tendono, a turno, la cima di un ipotetico cavo per portarci in salvo da una nuova scarica di suoni sempre più potenti. Skippy Hilton, Si Harvey e Scott Sayer (questi ultimi due anche alle chitarre) si alternano per avvicinarci a riva oppure spingerci ancora più distante. Dagli spartiti infarciti di cambi di ritmo, assoli e rullate sempre più crescenti e taglienti, la parte ritmica che caratterizza il progressive ricercato ha in Justin Wallace alla batteria e Joe Holland al basso i due timonieri instancabili di questo viaggio da ricordare. “Consequences” è qualcosa che si inizia ad ascoltare e rapisce finché, quando si sente il silenzio della fine riproduzione, si è ancora in una dimensione sospesa. Ed è una sensazione spiazzante. Gli Aeons hanno aggiunto dei colori nella visione del mondo, seguiamo questa traccia.