6.5
- Band: AETERNITAS
- Durata: 00:58:31
- Disponibile dal: 05/07/2004
- Etichetta:
- Wacken Records
- Distributore: Audioglobe
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A prima vista, “ammirando” lo splendido look dark-sado-gothic, le pose costruite in cui i sette componenti della band in questione si fanno fotografare e – perché no? – l’improponibile pettinatura del secondo vocalist Birger Hinz, si direbbe che i teutonici Aeternitas, originari di Lubecca, siano un altro gruppo inutile “tutto fumo e niente arrosto”. Impressione poi ancor più nutrita dalla dicitura “gothic-theatre-metal”, riportata sul promo in nostro possesso. Ebbene, anche stavolta le suddette impressioni iniziali pre-ascolto vengono stravolte a dovere nel momento in cui ci si sistema comodi in poltrona e si presta la dovuta attenzione alle sonorità proposte. Perfetto, metallo gotico e teatrale è proprio quello cui ci troviamo di fronte, corroborato da magniloquenti inserti di musica classico-sinfonica e da una buona dose di loop elettronici. Gli Aeternitas sono tedeschi fino al midollo, sia nell’aspetto fisico, sia nell’attitudine con cui si pongono al pubblico metallaro, sia nella composizione della musica contenuta in “La Danse Macabre”, secondo disco di questo settetto, dopo “Requiem” del 2000: trattasi in definitiva di un discreto platter di gothic melodico, vario e neanche tanto pesante da digerire, nonostante la quasi ora di durata. Cangianti e particolarmente riuscite, anche se piuttosto stereotipate, le soluzioni vocali, ad opera della soprano Doria Theis, del già citato Hinz e del mastermind Alexander Hunzinger (no, non Hunziker!). La base su cui poggiano le strutture compositive degli Aeternitas è l’ispirato “taglia&cuci” tastieristico della bionda Anja Malchau, che spesso intessente passaggi interamente classici, a volte ripiegante su atmosfere gotico-barocche, care a gruppi ormai persi nella Notte dei Tempi quali i polacchi Sirrah o i defunti Dark, e di rado, invece, creante divertenti e piacevoli volteggi folkish, i quali donano vivacità e dinamicità ad un sound altrimenti troppo statico e ripetitivo. Non si sta parlando, in questa sede, di chissà quali memorabilia, ma chi ama il gothic più pomposo, pacchiano e ridondante potrebbe ben apprezzare “La Danse Macabre”, album interamente interpretato in tedesco, lingua poco musicale ma adatta all’uopo. Rientro in pista più che sufficiente, dunque, per i sette germanici e lavoro consigliato ai più assidui frequentatori dei gothic-pub della nostra penisola.