7.5
- Band: AETERNUS
- Durata: 01:16:40
- Disponibile dal: 01/12/2003
- Etichetta:
- Karmageddon Media
- Distributore: Audioglobe
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A quasi sette anni di distanza dall’uscita di questo disco dei norvegesi Aeternus, la rinnovata Karmageddon Media (ex Hammerheart) ha deciso di ristampare le vecchie release di una sua band che ultimamente sta facendo uscire dei cd sinceramente non irresistibili. La scelta di ristampare questo materiale è giustificata dal fatto che il prodotto effettivamente merita attenzione e probabilmente, guardando le cose dall’ottica della casa olandese, servirà a rilanciare l’immagine odierna degli Aeternus. Per rendere più interessante il ritorno sul mercato di questo album ci sono le immancabili bonus track (ben due), una rimasterizzazione che aiuta ad apprezzare i mille risvolti contenuti nella musica dell’album, e una copertina leggermente modificata, forse inferiore all’originale ma di uguale atmosfera. Tutta la musica di “Beyond The Wandering Moon” è stata suonata sotto l’influsso di una luna sinistra, un’influenza che conferisce a tutti i dodici brani il timore di un viaggio attraverso le tenebre baciate soltanto da tetra aurora. Lo stile dei primi Aeternus aveva una peculiarità interessante che purtroppo con il corso degli anni è stata abbandonata da Ares e soci: musica oscura, oppressiva, uno strano incrocio tra black, death ed un feeling doom importante che riusciva a creare un mix davvero vincente. La definizione di ‘dark metal’ calza giusta giusta per un album come questo. “Sworn Revenge” è il simbolo di questo stile personale e vincente che ha fatto la fortuna della band norvegese, mentre la successiva “White Realm” mostra la faccia più violenta degli Aeternus, ma anche quella più ispirata dai raggi della luna. Il feeling che attrae è nero come la pece, è violento e camaleontico, diventa pacato, irresistibilmente attraente e saltuariamente melodico. Il tocco finale di pianoforte regala un surplus di classe pura. I testi, come in “Embraced”, sono intriganti, intelligenti, emotivamente vissuti. La seconda parte del cd è meno pregna di attrazione, ma non scade mai nella mediocrità e lo dimostra quella che originariamente era la conclusione del cd, la ballad simil-celtica “The Last Feast”, unica apertura ariosa e libera da quel senso di oppressione onnipresente nelle altre song. A volte lo stile degli Aeternus sfiora la melodia black dei primi Ancient e si avvicina molto alla creatività della doom metal band olandese Celestial Season del secondo disco “Solar Lovers”. Se in passato avete peccato ora avete l’occasione di riscattarvi, e finalmente di impossessarvi di un disco misteriosamente affascinante.