ÆVANGELIST – Matricide In The Temple Of Omega

Pubblicato il 30/11/2018 da
voto
7.5
  • Band: ÆVANGELIST
  • Durata: 01:01:54
  • Disponibile dal: 16/11/2018
  • Etichetta:
  • I Voidhanger Records

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“Matricide In The Temple Of Omega” è l’ultima di quattro uscite (prima di questo full-length, un altro album, un ep e una compilation) che gli Ævangelist hanno prodotto nel 2018. Una sovrapproduzione che potrebbe apparire illogicamente stucchevole, all’interno di una discografia che già presentava un numero di pubblicazioni astronomico, sparse fra album regolari, collaborazioni, esperimenti interpretabili come gli azzardi di uno stregone che cerchi con tutte le sue forze di creare la perfetta formula di terrore e dominazione. Il duo di origine statunitense è riuscito finora nell’impresa di non ripetersi, pur operando in un contesto chiaramente identificabile, quello del death-black metal dissonante, cupo, disturbante, che ha i suoi natali nelle opere di Portal e Deathspell Omega e ha ora filiazioni infinite nell’underground. Fra i discepoli di questo modo di intendere il metal estremo, gli Ævangelist sono una delle compagini di miglior estro, non fosse altro per quest’ansia compulsiva di sorpassarsi e di proiettarsi in un altrove immaginifico ogni qual volta hanno scritto una parte importante della propria storia. Ecco allora che “Matricide In The Temple Of Omega” porta una firma inconfondibile, ma non si appiattisce sulle sonorità contorte, stridenti e contaminate marchio di fabbrica del gruppo.
Lasciate da parte le scansioni industrial, riposta l’arpa in un angolo, ridotto a qualche fugace disimpegno il sax, la tracklist si dipana nervosamente strabica e deragliante, in un misto di arroganza, delirio e senso di onnipotenza, lanciando il guanto di sfida all’ascoltatore con una sfacciataggine persino più conclamata del solito. Non che in passato le composizioni di Ascaris e Matron Thorn avessero la parvenza di ‘normali’ canzoni, però ora quel minimo di struttura, schematizzazione, rinvenibili in opere comunque ostiche quali “Writhes In The Murk” e “Enthrall To The Void Of Bliss” viene meno. La batteria prende traiettorie sconnesse e complicatissime, impazzendo in un marasma di destrutturazione che il più delle volte incrocia solo accidentalmente basso e chitarre, perse ognuna nei propri mondi d’insensatezza. Spennellati ovunque, ondeggiamenti noise baluginanti luci forti e intermittenti, che plasmano il suono insozzandolo di alienazione e schizofrenia. Scivola in un composto di natura indistinta la materia concepita dagli strumenti, difficilmente roccioso e monolitico, a fatica discernibile in una forma di death o black metal riconducibile a paragoni forti e credibili.
Si sperimenta molto in “Matricide In The Temple Of Omega”, ammassando spasmi chitarristici inconsulti in quantità così elevate da richiedere decine di ascolti solo per averne una conoscenza superficiale; le voci, intrappolate in un missaggio che bilancia caos e intelligibilità, spaziano da growl psicotici a voci declamatorie, senza offrire alcuno scampolo di flebile melodia; le ritmiche, infine, si rincorrono per labirinti bui che mutano di dimensioni e pendenze, impedendo anch’esse un pieno discernimento di cosa rappresentino, tese come sono a compiti di distruzione che esulano da metodi tradizionali. In questo gigantesco parapiglia, hanno spazio mitragliate spietate, fieri rimandi a una tradizione old-school dalla quale il duo ha comunque preso piede e che si riaffaccia quando la rabbia smodata si incanala in interpretazioni vagamente aderenti alla realtà terrena.
In confronto agli acclamati dischi precedenti, ci sentiamo di obiettare che gli Ævangelist si sono fatti eccessivamente prendere la mano nella durata dei brani. L’effetto di insostenibile dilaniamento riscontrabile durante “Omen Of The Barren Womb” o “Ascending Into The Pantheon” è sicuramente voluto, e anche il guardare terrorizzati il minutaggio della traccia per capire a che punti si sia arrivati, scoprendo magari di essere solo a metà della ‘tortura’, ha un suo indiscutibile fascino: ciò nonostante, costumi leggermente più parchi nell’allestimento di cotanta follia avrebbero mantenuto la valutazione all’altezza degli ultimi due full-length. Poco male, si rimane nell’alveo di un’eccellenza che Matros Thorn e Ascaris non sembrano voler abbandonare.

TRACKLIST

  1. Divination
  2. Æon Death Knell
  3. Omen Of The Barren Womb
  4. The Sonance Of Eternal Discord
  5. Serpentine As Lustful Nightmare
  6. Ascending Into The Pantheon
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