7.5
- Band: ÆVANGELIST
- Durata: 01:04:13
- Disponibile dal: 29/11/2013
- Etichetta:
- Debemur Morti
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In certi ambiti, il secondo album degli statunitensi Ævangelist è di quelli più attesi dell’anno e dobbiamo dire sin da subito che l’attesa non è andata delusa. Sin dall’uscita del debut “De Masticatione Mortuorum in Tumulis”, quando il nome di questo duo ha veramente iniziato a circolare, i paragoni con icone dell’estremismo sonoro più astratto quali Deathspell Omega o Mithochondrion si sono sprecati. Ed in effetti ci sono due chiavi di lettura per questo nuovo “Omen Ex Simulacra”: o lo si prende come un puro esercizio di stile nel pescare a piene mani dal death-black metal più subdolo e scioccante di oggi, oppure lo si legge come una rielaborazione vincente di un genere che negli ultimi anni ha visto un fiorire impressionante di gruppi, i quali però non sempre riescono ad abbinare audacia e concretezza. Noi preferiamo la seconda, visto che riscontriamo negli otto brani che compongono il disco una furia espressiva tesa più a scavare dentro di noi piuttosto che a cercare di darci qualcosa che suoni nuovo a tutti i costi. Gli Ævangelist hanno indubbiamente grande ispirazione e, al contempo, possiedono un’innata conoscenza del (sotto-)genere, cosa che li mette nelle condizioni di poter creare un suono realmente avvolgente e irrefrenabile, dove delle chitarre severissime e delle urla agghiaccianti vibrano intensamente in un incessante dialogo con cori e un apparato di effettistica impressionante. Soprattutto la parte centrale del lavoro, da “The Devoured Aeons of Stygian Eternity” a “Seclusion”, offre grandi dosi di quella sostanza a cui si accennava: brani che senz’altro ostentano tutte quelle atmosfere malate particolarmente care ai Nostri, ma che, dopo tutto, risultano costruiti su fiammanti riff death metal, old school nell’ascendente e nell’impatto. È questo convincente equilibrio, accompagnato appunto da un estro creativo e da un’ispirazione degni dei loro nomi, a decretare il successo di un’opera come “Omen Ex Simulacra”. Chi si nutre di sonorità deviate qui troverà insomma pane per i propri denti: se si scende a compromessi con la sua importante durata e si va oltre l’hype generato – che probabilmente porterà ad accostarsi a questa realtà anche gente che magari non ha la minima idea di chi siano gli Immolation – questo è innegabilmente un lavoro ricco di passaggi davvero pregevoli. Ottima conferma.